Da un articolo di Panorama.com.ve

Ma Pablo Neruda fu ucciso?

Ma Pablo Neruda fu ucciso?
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Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
che desti la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud leva i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.
Non voglio che vacillino il tuo riso o i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità d'allegria,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi in mia assenza come in una casa.
È una casa tanto grande l'assenza
che v'entrerai traverso i muri
e appenderai i quadri all'aria.
È una casa tanto trasparente l'assenza
che senza vita ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio, morirò un'altra volta.

 

Mercoledì scorso il governo cileno ha riaperto l’inchiesta sulla morte di Pablo Neruda, premio Nobel per la Letteratura nel 1971, annunciando di aver avviato nuove perizie utili a comprendere se sia morto di cancro - come si è sostenuto fino ad ora - o se fu assassinato.

Lo ha comunicato in una conferenza stampa Francisco Ugás, segretario esecutivo del Programma per i Diritti Umani del Ministero dell’Interno cileno: «Esistono precedenti che indicano che potrebbe essere stato ucciso e gli indizi in questo senso puntano a un possibile intervento di alcuni agenti dei Servizi, per cui il caso potrebbe essere rubricato come un crimine di lesa umanità», ha dichiarato Ugás. Rodrigo Llédo, membro del collegio di avvocati del Programma, ha aggiunto che «Pablo Neruda non è morto di cancro: è vero che soffriva di cancro, ma la causa della morte resta a tutt’oggi sconosciuta. Quello che le nuove perizie sono chiamate a stabilire è la presenza di danni cellulari che potrebbero essere stati provocati da un veleno che, al momento, non è però rilevabile nel corpo».

 

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A 41 anni dai fatti, sono ancora in molti a ritenere che la morte del poeta, avvenuta 12 giorni dopo il golpe militare del 1973 e a meno di ventiquattrore dalla programmata fuga in Messico, sia stata indotta da qualcuno. Essa avvenne, peraltro, nella stessa clinica privata nella quale, anni dopo, agenti dei servizi avvelenarono anche l’ex presidente cileno Eduardo Frei, secondo quanto ebbe a dichiarare nel 2005 un ex agente dei servizi segreti stessi, Michael Townley. Giurò che Frei era stato avvelenato con una tossina prodotta in laboratori militari.

Adesso una commissione mista di  esperti cileni e spagnoli riesaminerà il caso, ben sapendo che gli esami tossicologici effettuati nel 2013 risultarono negativi, ma anche forti del fatto che un comunicato a firma del Programma affermò nell’occasione che quei risultati «non permettevano né di confermare né di scartare la possibilità che alcune ore prima del decesso il paziente avesse assunto un farmaco (chimico, biologico o radioattivo) in grado di pregiudicare in forma grave il suo stato di salute». «Le circostanze che portarono alla morte di Pablo Neruda non risultano affatto chiare e pertanto la famiglia, il paese e il mondo intero ha il diritto di conoscere la verità», ha aggiunto Lledó.

Sia in Cile che all’estero gli oppositori della dittatura di Pinochet pensarono immediatamente (e pensano tuttora) che Neruda avrebbe potuto diventare la voce della dissidenza in esilio, come confermò fra l’altro all’Associated Press l’allora ambasciatore messicano in Cile, Gonzalo Martínez Corbalá.

 

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Il Regime militare, che sarebbe durato fino al 1990, sostenne ufficialmente che Neruda morì di cancro alla prostata; però il certificato di morte parla di grave deperimento organico e di uno stato di denutrizione estremo originato da un improvviso calo di peso che avrebbe anche potuto generare una mancanza di forze tale da impedire al paziente addirittura di muoversi. Diagnosi improbabile, oltre che confusa, per il fatto che l’ambasciatore messicano confermò all’AP di aver incontrato Neruda il giorno prima della morte e di averlo trovato con tutti i suoi 100 e passa chili addosso.

L’uomo di fiducia, nonché autista, di Neruda, Manuel Araya ha ripetuto più volte che mentre lui e la moglie del poeta si trovavano fuori città, furono raggiunti da una telefonata in cui il marito, dall’ospedale, si diceva preoccupato di doversi sottoporre a una iniezione di un farmaco di cui non gli avevano detto il nome. Sempre secondo Araya, un’infermiera gli avrebbe detto che si trattava di un analgesico.

La nota del Programma per i Diritti Umani precisa che i nuovi esami «permetteranno di estrarre campioni di materiale inorganico e/o di metalli pesanti e, eventualmente, di individuare tracce di materiali organici non esaminati nelle precedenti analisi al fine di stabilire la presenza o meno di elementi anomali nei tessuti, di elementi, cioè che potrebbe costituire causa diretta o indiretta di morte del soggetto esaminato». Gli esami saranno effettuati su ordine del giudice Mario Carroza, responsabile delle indagini sulla morte di Neruda, lo stesso che lo scorso anno accolse l’invito ad affidare a un nuovo gruppo di esperti gli esami del caso.

Neruda, 69 anni, militante del Partito Comunista Cileno, morì il 23 settembre del 1973 e i suoi resti furono esumati nell’aprile 2013, su istanza dello stesso PCC e dei nipoti dello scomparso.

[fonte: panorama.com.ve]

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