Al via il processo

Nasce il comitato che chiede «giustizia per Bara», il giovane morto in un burrone a Ubiale di Clanezzo

Amici e familiari si sono radunati fuori dal tribunale di Bergamo in occasione della prima udienza del processo che vede imputate tre persone. Mamadou Lamine Tiam, per gli Bara, morì il 23 luglio del 2017 a soli vent’anni in circostanze poco chiare

Nasce il comitato che chiede «giustizia per Bara», il giovane morto in un burrone a Ubiale di Clanezzo
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«Giustizia per Bara». Lo chiedono all’esterno del tribunale di Bergamo familiari e amici di Mamadou Lamine Tiam, Bara per gli amici, giovane di origine senegalese che il 23 luglio del 2017 a soli vent’anni ha perso la vita cadendo in un burrone in circostanze poco chiare dopo essere fuggito da una lite scoppiata durante una festa a Ubiale di Clanezzo. Oggi, mercoledì 4 novembre, alle 9,30 si è svolta la prima udienza del processo che vede imputate tre persone: Claudio Brioschi, 55enne in servizio alla festa del paese, Raul Magitteri, 25 anni di Sorisole, e la fidanzata Ingrid Bassanelli, 26 anni di Sedrina, che quella sera litigarono con la vittima. Secondo gli inquirenti Bara, per fuggire dall’aggressione, avrebbe scavalcato un guard-rail finendo nel burrone e il cadavere fu trovato dopo 24 ore.

Gli amici del giovane hanno quindi deciso di formare un comitato «per chiedere verità e giustizia, per non lasciare sola la sua famiglia, che essendo senegalese non ha appoggi e parenti che possano esserle vicina - si legge in un messaggio pubblicato su Facebook -. Temiamo che una vicenda che al tempo aveva colpito molti e fatto notizia passi ora sotto silenzio. Vogliamo che la vita di Mamadou sia importante. Non siamo né poliziotti né giudici, ma vogliamo che sia fatto tutto il possibile per avere verità e rompere ogni possibile muro di omertà».

Qualche mese fa, a Ubiale di Clanezzo, alcuni ignoti avevano distrutto la lapide posta dagli amici di Mamadou in sua memoria. «Ci chiediamo quindi a chi possa dare fastidio che si ricordino i fatti di quella notte – prosegue il messaggio -. Stiamo agendo in accordo con la famiglia Thiam, per non lasciarli soli anche ad affrontare sia le spese legali che il fardello che si portano appresso, e che non li lascerà mai. Vogliamo solo verità e giustizia, nessuna vendetta».

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