Morte della piccola Diana, indagate le psicologhe che hanno visitato Alessia Pifferi
Le due professioniste avrebbero seguito una prassi utile per la difesa penale, ma non adatto invece alla gestione penitenziaria
La relazione stesa dalle due psicologhe del carcere di San Vittore su Alessia Pifferi, a processo a Milano per avere lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa mentre era del compagno di Leffe, è stata contestata dal pm Francesco De Tommasi. Ora le due sono indagate per favoreggiamento e falso ideologico e sono state perquisite dalla polizia penitenziaria. Indagata per falso ideologico anche l'avvocato Alessia Pontenani, legale di Pifferi.
Un test non utilizzabile
Nello specifico, come riporta l'agenzia Ansa, la Procura di Milano ha contestato alle psicologhe più aspetti del loro lavoro effettuato su Pifferi, in quanto sarebbe stato attestato falsamente che la donna «aveva un quoziente intellettivo pari a 40 e quindi un deficit grave». Conclusione alla quale sarebbero arrivate durante i colloqui applicando un test «non utilizzabile a fini diagnostici e valutativi». In questo modo avrebbero svolto, secondo il pm, una «vera e propria attività di consulenza difensiva, non rientrante nelle loro competenze».
Funzionale a una rilettura del caso
Gli psichiatri Marco Lagazzi e Alice Natoli, consulenti della Procura, hanno per questo depositato una relazione alla Corte d'Assise, nella quale sostengono di non aver mai visto applicare una prassi come quella scelta dalle due psicologhe per la Pifferi, pur «nella nostra piuttosto ampia esperienza». La donna era stata sottoposta al test psicometrico Wais, un test che però «non ha nulla a che fare con la gestione penitenziaria ma è utile per la difesa penale, e per una intensiva rilettura del caso fatta con l'imputata di un così grave reato».
Perizia psichiatrica a fine febbraio
A fine febbraio verrà invece presentata la perizia psichiatrica, disposta dalla Corte d'Assise (presidente Ilio Mannucci Pacini) per valutare la capacità di intendere e volere della donna e richiesta dalla difesa, con l'avvocato Alessia Pontenani, che ha valorizzato, tra le altre cose, proprio gli esiti della relazione delle due psicologhe. Le perquisizioni a carico delle due psicologhe sono state disposte dalla Procura di Milano anche per verificare, oltre ai rapporti tra le indagate e Pifferi, più in generale la gestione anche di altre quattro detenute da parte delle stesse professioniste.
I complimenti tra psicologa e avvocato
Non solo, per una delle due psicologhe ci sarebbe un movente antisociale, anche sulla base di alcune conversazioni telefoniche in base alle quali la donna sosteneva di voler salvare quelle che ha definito vittime della giustizia. Pertanto, tutta le gestione del lavoro delle due psicologhe p finita sotto l'occhio di inquirenti e investigatori, che avrebbero raccolto diversi elementi, tra cui anche intercettazioni effettuate in carcere. Tra gli atti ci sarebbe anche una telefonata tra la psicologa, che ha lavorato anche nel carcere di Opera, e l'avvocatessa, nella quale, stando alle indagini, le due si sarebbero complimentate a vicenda dopo l'effettuazione su Pifferi e gli esiti del test psicodiagnostico di Wais.