Morte di Angelo Bonomelli a Entratico, rinviati a giudizio i quattro imputati per omicidio volontario
Per la Procura il gruppo era consapevole dei gravi rischi di somministrare il narcotizzante all'imprenditore, ma non chiamarono i soccorsi
Disposto il rinvio a giudizio, per la morte di Angelo Bonomelli, il noto imprenditore di Entratico, dei quattro imputati: si tratta di Matteo Gherardi, 34enne, e del padre Luigi Rodolfo, 69enne, entrambi di Gaverina, oltre che della fidanzata del giovane Jasmine Gervasoni, 23enne di Sedrina, e Omar Poretti, 26enne di Scanzorosciate.
Accusati di omicidio volontario
La difesa aveva chiesto di riqualificare il reato da omicidio volontario a morte in conseguenza di altro reato ma, come riportato oggi (mercoledì 25 ottobre) da L'Eco di Bergamo, il gup ha ritenuto opportuno piuttosto un approfondimento in fase dibattimentale. Nello specifico, l'accusa nei loro confronti è appunto omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dall'uso di sostanze venefiche e dal nesso teleologico, ovvero l'aver ucciso l'anziano nell'intento di commettere un altro reato, cioè la rapina. Risulta decaduta, invece, l'accusa di autoriciclaggio per aver venduto l'orologio sottratto alla vittima a un "Compro oro". La prima udienza è stata fissata al 20 febbraio dell'anno prossimo.
L'utilizzo del narcotizzante
Il pm Guido Schininà, nello specifico, contesta il dolo eventuale, perché se anche fosse vero, come dichiarato da Gherardi junior, che volevano solo stordire Bonomelli per poi derubarlo, per la Procura il gruppo sapeva bene quali rischi comportasse somministrare il Rivotril (una sostanza a base di benzodiazepine) a un ottantenne. Un composto di cui, tra l'altro, il 34enne aveva già fatto uso per derubare una sua zia. L'uomo d'affari, invece, era stato prima ingannato dall'imputato, che si era presentato come esperto informatico, che poteva forse aiutarlo a rilanciare una delle sue attività. Dopo altri incontri per discutere di lavoro, c'era stato l'appuntamento nel bar di Entratico, dove sarebbe entrato in scena l'amico Poretti, che avrebbe versato di nascosto il narcotizzante nel tè poi offerto al loro obiettivo.
Le conseguenze sulla vittima
Dopo che aveva iniziato a sentirsi intontito, i quattro lo avevano portato all'esterno, poi lo avevano lasciato all'interno della sua auto, non senza prima avergli preso l'orologio Longines da ottomila euro, il cellulare e 120 euro. Sarebbero poi tornati in un secondo momento per controllare che fosse ancora vivo, tant'è che Gherardi ha affermato che in quell'occasione respirava ancora.
Per la Procura, sarebbe la prova che sospettassero gli effetti pesanti del farmaco su Bonomelli, così come le ricerche, effettuate nei giorni successivi dal 34enne su internet, di eventuali notizie di un imprenditore trovato morto in paese, ma anche dalle conversazioni tra gli imputati recuperate dagli inquirenti. In particolare, i magistrati ritengono che fossero consapevoli che la vittima rischiava il decesso o conseguenze gravi, ma avrebbero comunque deciso di non allertare i soccorsi, per il timore di venire identificati.