il caso

Da omicidio a maltrattamenti, l'inchiesta sulle morti sospette a Piario si è sgonfiata

I fascicoli sono passati nelle mani di tre pm diversi. Ora la Procura dovrà decidere se chiedere il processo, oppure no

Da omicidio a maltrattamenti, l'inchiesta sulle morti sospette a Piario si è sgonfiata
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Sono trascorsi sei anni da quando la Procura ha iniziato a indagare su una serie di morti, considerate anomale, avvenute all’ospedale di Piario a cavallo tra la fine del 2015 e il 2016. Ma il caso non è ancora stato affrontato nelle aule di tribunale e le ipotesi di reato iniziali si sono col tempo ridimensionate.

Si credeva che alcuni pazienti fossero morti dopo aver ricevuto dosi eccessive di tranquillanti, Valium e Midazolam spariti dal reparto di medicina. Ma dall’ipotesi iniziale di omicidio preterintenzionale sono rimasti a due fascicoli di cui uno per somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica (aperto) e un secondo per maltrattamenti (chiuso). Ne parla CorriereBergamo.

L’attenzione delle indagini era rivolta verso un’infermiera, Anna Rinelli, e l’ex caposala, Paola Bosio. Nel frattempo i fascicoli sono passati nelle mani di tre pm, Carmen Pugliese (che aveva coordinato le operazioni nelle fasi iniziali, andata in pensione l’anno scorso), Franco Bettini (trasferito) e Emma Vittorio che dovrà stabilire se chiedere il processo oppure no.

La vicenda era nata da un esposto presentato dall’ex caposala (trovata in possesso di materiale dell’ospedale era stata condannata in primo grado a 2 anni con pena sospesa in abbreviato) e da un superiore dopo la morte di tre anziani in una notte, mentre era di turno l’infermiera, e la sparizione, nello stesso momento, di Valium. Ma i consulenti incaricati dalla Procura di effettuare le autopsie su cinque pazienti, i cui corpi erano stati riesumati, avevano di fatto ridimensionato il quadro delle accuse già cinque anni fa. Per gli esperti il Valium non sarebbe stato letale né avrebbe aggravato il quadro clinico dei malati, già critico. Tracce del sedativo erano state trovate anche i pazienti in cura con una terapia che non l’avrebbe previsto, ma non è possibile dire quando fosse stato somministrato. Per queste ragioni i magistrati hanno riqualificato l’ipotesi di reato in maltrattamenti.

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