Le atrocità dello Stato Islamico

15 anni, decapitato dall'Isis Ascoltava musica occidentale

15 anni, decapitato dall'Isis Ascoltava musica occidentale
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La cieca violenza che viene perpetrata dagli jihadisti dello Stato Islamico sembra non avere fine né confini. Sebbene le notizie che arrivano da Siria e Iraq dicono che l’Isis sta perdendo terreno, i miliziani rimangono una grave minaccia per la sicurezza, con episodi di violenza inaudita all’ordine del giorno nei confronti di chiunque non condivida gli ideali propugnati dal Califfo e dai suoi seguaci.

Decapitato perché ascoltava musica occidentale. L’ultimo esempio arriva da Mosul, dove un ragazzo di 15 anni è stato decapitato pubblicamente perché ascoltava musica occidentale. A riportare la notizia è il sito Asianews che riprendendo l’agenzia curda Ara News, spiega come Ayham Hussein, questo il nome dell’adolescente, sia stato fermato dai miliziani mentre si trovava all’esterno del negozio del padre. Ascoltava musica pop con le cuffiette dal suo lettore cd. Nei territori del Califfato la musica è proibita perché impedirebbe di pensare a Dio e al Corano. Nella città irachena di Mosul, che l’Isis ha eletto a sua roccaforte, è particolarmente dura la soppressione delle libertà personali e ovunque in città i miliziani vigilano affinché la sharia venga rispettata alla lettera. Così a decidere della sorte di Ayham sono stati i giudici del tribunale islamico, e la decapitazione è avvenuta su pubblica piazza all’inizio della settimana. Diversi cittadini di Mosul sarebbero stati contrari alla punizione, ma non avrebbero reagito per paura di ritorsioni.

 

isis ragazzini

Le altre atrocità a Mosul. Ma da Mosul sono arrivate altre notizie di crudeltà ai danni della cittadinanza: la scorsa settimana due giovani sono stati uccisi a colpi di pistola dagli jihadisti, arrestati per non aver partecipato alla preghiera del venerdì. A loro è stato riservato lo stesso destino di un altro adolescente, decapitato a fine gennaio perché macchiatosi dello stesso reato. La famiglia è stata costretta ad assistere alla decapitazione. Prima ancora quattro donne sono state lapidate perché adultere, anche se in realtà erano state sorprese mentre altri jihadisti le stavano stuprando.

Decapitazioni anche in Egitto. E se a Mosul la libertà è negata, in Egitto non va meglio. Due uomini sono stati accusati di essere spie e per questo la cellula jihadista chiamata "Provincia del Sinai", braccio egiziano dell’Isis, li ha decapitati e ha diffuso sul web le foto dell’orrore. Rispettivamente i due uomini sono stati ritenuti una «una spia dell’intelligence militare» e una «spia per conto dell'esercito».

 

 

Peggio della morte. Qualche giorno fa, inoltre, un'altra denuncia degli orrori che si vivono sotto gli jihadisti al soldo del sedicente Califfo, è giunta dalla ventunenne yazida Nadia Murad, che ha raccontato la sua storia alla sede della Confederazione dei sindacati inglese, a Londra. La giovane è stata ripetutamente violentata e torturata dai miliziani dello Stato Islamico, oltre ad aver visto trucidare la sua famiglia. Dal nord dell’Iraq l’hanno portata a Mosul e resa schiava. «Quello che facevano alle donne era peggio della morte», ha raccontato Nadia, implorando il mondo di sbarazzarsi completamente dell’Isis: «Ho attraversato questa sofferenza terribile per colpa loro e ho visto cosa fanno sia ai maschi sia alle femmine. Vi parlo a nome delle vittime». Alla giovane donna, durante la sua prigionia, venne chiesto di convertirsi, ma lei rifiutò e per questo venne torturata. Cercò più volte di fuggire, ma la fermarono e la stuprarono finchè dopo tre mesi riuscì a scappare e trovare rifugio in Europa.

Il raid Usa in Libia. Intanto gli Stati Uniti ieri hanno bombardato un campo di addestramento a Sabrata, in Libia. Da tempo gli Usa erano sulle tracce della mente degli attentati in Tunisia al museo del Bardo e ai resort di Sousse del 2015, Noureddine Chouchane, che secondo il New York Times è considerato uno dei più influenti responsabili dell'Isis. Nel raid sono state uccise 40 persone, che si ritiene siano tutte reclute tunisine dello Stato Islamico, anche se non è ancora sicuro che tra queste ci sia anche Chouchane.

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