Dal Giornale di Treviglio

Nello e Pamela (ex Andres): è sì Ma il sindaco Imeri ha detto no

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Il primo a commuoversi è stato lui, come spesso accade nei matrimoni. Quando Cristina Ronchi, la celebrante della prima unione civile nella storia di Treviglio, ha dato il via alla cerimonia, gli occhi di Nello Salvati, autotrasportatore di 37 anni, si sono fatti lucidi. Finalmente stava coronando il suo sogno d’amore con Pamela Franco. Lei, nata come Andres nel 1983 in Paraguay, all’età di 15 anni decise di cambiare sesso. E un anno dopo ci fu il colpo di fulmine con il suo amato Nello. Per la coppia, a onor del vero, si tratta di un bis. I due, infatti, si sono già sposati nel 2012 in Argentina, dove i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono possibili da anni. Già, perché nonostante Pamela sia una donna a tutti gli effetti, all’anagrafe risulta essere  ancora uomo. Problemi burocratici: il Paraguay non contempla il cambio di genere e per farlo in Italia serve prima la cittadinanza, che Pamela ancora non ha ottenuto. L’unico modo per rendere ufficiale la loro storia d’amore era quindi l’unione civile, che da qualche mese è stata introdotta con la tanto contestata Legge Cirinnà.

Ieri, giovedì, i novelli sposi si sono presentati in Municipio. Abbigliamento casual per lui, abito bianco e bouquet in mano per lei. Con loro solo i due testimoni e una manciata di amici intimi. Come intima è stata la cerimonia nella Torretta, accompagnata da un sottofondo di musica classica e off-limits agli obbiettivi curiosi dei fotografi. Solo al termine si sono concessi alla stampa per una breve battuta. «Siamo molto contenti», ha detto Nello; «Ringrazio tutti i trevigliesi», ha aggiunto Pamela. Dopodiché sono saliti in auto e sono andati a festeggiare il loro giorno speciale.

 

nello-pamel

 

«Erano molto emozionati e lo ero anch’io - ha raccontato Cristina Ronchi - Sono stata onorata di aver celebrato la prima unione civile di Treviglio. Finalmente anche l’Italia recepisce quanto già avviene in quasi tutta Europa, ovvero una legge che garantisce i diritti e la pari dignità delle persone. La procedura - ha sottolineato Ronchi  - è molto simile ai matrimoni civili: c’è l’obbligo coabitazione, di assistenza, di decisioni comuni. Il mio discorso si è basato sul primo articolo della Costituzione americana, ovvero la ricerca della felicità verso cui tutti dobbiamo essere proiettati».

Infine, pungolata sulla decisione di Juri Imeri di non voler celebrare l’unione, ha diplomaticamente evitato ogni polemica. «Il sindaco aveva degli impegni di lavoro - ha detto - quindi mi ha chiesto se volevo farlo io ed ho accettato volentieri. Lo ringrazio per l’opportunità che mi ha dato».

La marcia indietro. Se sulle prime Imeri aveva preso in considerazione l’ipotesi di ufficiare in prima persona la cerimonia, quando la storia dei due è diventata pubblica ha fatto marcia indietro, incassando peraltro il plauso unanime di tutto il centrodestra. A fargli cambiare idea, in particolare, è stato l’accenno fatto dalla  coppia  al desiderio di adottare, prima o poi, un figlio.

 

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