Nessun lieto fine per Italcementi da gennaio scattano i licenziamenti

Da un lato il solito, trito e ritrito, scaricabarile; dall’altro 152 (ma forse 180) lavoratori bergamaschi che da gennaio si troveranno senza lavoro. È l’ennesimo, amaro capitolo della vicenda Italcementi. E, probabilmente, anche l’ultimo. Una storia senza lieto fine, che lascia sul campo centinaia di vittime (metaforiche). L’ultima parola è arrivata lunedì 17 dicembre, quando a Roma, al ministero del Lavoro, il Governo ha confermato la decisione di non prorogare ulteriormente gli ammortizzatori sociali per i 347 dipendenti italiani di Italcementi attualmente in cassa integrazione a zero ore perché in esubero. E quindi ecco la spaccatura: per 65 lavoratori (di cui dodici a Bergamo), ovvero quelli che non avevano sottoscritto il piano sociale proposto dall’azienda, verranno messe in atto delle iniziative frutto dell’accordo arrivato lo scorso 13 dicembre tra Italcementi e i sindacati nazionali, mentre per gli altri 282 (di cui, ufficialmente, 152 in Bergamasca, che però secondo i sindacati sarebbero 180) che avevano sottoscritto il piano sociale nessuna speranza. Tutti a casa, senza un soldo in più.
Una sconfitta per tutti, come sottolineano Giuseppe Mancin, Simone Alloni e Luciana Fratus, ovvero i segretari bergamaschi rispettivamente di Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, che da subito si erano detti contrari all’accordo che le segreterie nazionali dei sindacati avevano invece raggiunto con Italcementi per «salvare il salvabile», come era stato detto, ovvero trovare una soluzione almeno per i 65 lavoratori che non avevano sottoscritto il piano sociale. Per tutti gli altri, invece, si doveva sperare nello Stato. Ma le speranze si sono dimostrate mal riposte. E allora la patata bollente è passata in mano agli esponenti bergamaschi del Governo, che si sono visti attaccati...