New York, il coprifuoco, la paura e la tempesta che (per ora) non c’è

New York è, dalle 23 del 26 gennaio (le 5 del 27 gennaio in Italia), una città deserta. La Grande Mela, la città che non dorme mai, per la prima volta nella sua storia vive uno stato di pace apparente senza precedenti. Colpa della “tempesta del secolo” che dovrebbe abbattersi sulla metropoli proprio in queste ore e che ha fatto correre ai ripari le istituzioni locali, con il sindaco Bill de Blasio che ha indetto un coprifuoco: nessuna auto privata può più circolare sulle strade della Grande Mela. E non lo potrà fare fino a nuovo ordine. Naturalmente, a maggior ragione, è vietato passeggiare per le strade di New York. Chi non rispetterà i divieti imposti commetterà un reato per cui sono previste sanzioni pesantissime. Gli esperti hanno infatti previsto, nei giorni scorsi, una bufera che avrebbe portato circa 60-90 centimetri di neve e raffiche di vento fino a 120 chilometri orari. Le scuole sono chiuse, gli uffici anche, senza contare il totale stallo dei tre aeroporti newyorkesi e del Logan di Boston: sono oltre 5mila i voli cancellati fino ad ora. L’emergenza ha scavalcato i confini dello Stato di New York e ha coinvolto anche New Jersey, Massachusetts, Connecticut e tutta la costa nordorientale degli Stati Uniti.
La neve ha iniziato a cadere nella mattina del 26 gennaio, ma dopo una prima nevicata di media intensità, proprio verso sera, avvicinandosi quindi l’inizio del coprifuoco, la situazione a New York è sembrata in via di miglioramento. «Non fatevi ingannare, questa è la quiete prima delle tempesta. E quando questa arriverà lo farà in maniera molto veloce e pensate» ha dichiarato il sindaco Bill de Blasio in serata. Peccato che, una volta risvegliati la mattina del 27 gennaio, gli abitanti di New York si siano trovati innanzi, ancora una volta, a una situazione per nulla d’emergenza. Accendendo le televisioni, infatti, i servizi meteo hanno nettamente ridimensionato la portata della perturbazione: come spiega l’Ansa, secondo Bruce Sullivan, del servizio meteorologico nazionale, a Boston (Massachusetts) e Providence (Rhode Island) sono attesi 60 centimetri di neve, mentre a New York da 25 a 50 centimetri. A Philadelphia e nella zona centrale del New Jersey dovrebbero cadere circa 15 centimetri di neve. Insomma, la tanto temuta “tempesta del secolo” pare che, per il momento, non arriverà.
Le critiche a de Blasio. Dopo che un anno fa, poco tempo il suo insediamento come sindaco di New York, Bill de Blasio si trovò a dover affrontare le critiche per non aver preso sul serio l’inverno inclemente di cui fu vittima la Grande Mela, con molti disagi causati dalle poche precauzioni prese dall’amministrazione, pare che quest’anno il primo cittadino abbia voluto mettere le mani avanti: un coprifuoco indetto per motivi di meteo, a New York, non ha precedenti. L’allarmismo con cui è stata annunciata la tempesta ha creato panico e ansie nella popolazione, che poi, però, la mattina del 27 gennaio ha trovato la città sì imbiancata, ma non vittima di un cataclisma mai visto prima. Certo, lui ha solo preso una decisione dopo aver ricevuto determinate indicazioni dagli “esperti”, ma nelle prime ore del 27 gennaio sono già iniziate a piovere critiche contro de Blasio, secondo molti incapace di gestire le emergenze di una città così complicata come New York.
Le ansie della popolazione. Intanto il 26 gennaio, nella Grande Mela sono andati in scena momenti che ci hanno ricordato molto quei film in stile “fine del mondo” che tanto ci appassionano: dopo che de Blasio ha allarmato tutta la popolazione, elencando anche l’arsenale anti-tempesta di cui aveva dotato la città («Abbiamo 1.800 spazzaneve (i camion della spazzatura davanti ai quali viene montata la lama d’acciaio, ndr) 126 mila tonnellate di sale, 500 mezzi spargisale per pulire 6mila miglia di strade, come da qui a Los Angeles e ritorno»), la gente ha preso letteralmente d’assalto i supermercati, facendo razzie di generi alimentari e riempiendo a dismisura le proprie dispense.
A tentare di tranquillizzare gli animi della popolazione nordorientale degli Usa ci ha pensato la rivista TIME, che ha risposto ai dubbi più comuni degli americani in queste ore. La firma scientifica Jeffrey Kluger ha precisato che questa corsa all’ultimo barattolo di tonno e alla confezione di latte in polvere è assolutamente insensata: si sta parlando, infatti, di un paio di giorni di neve al massimo, non di più. Per quanto l’evento possa essere di forte intensità, non ha senso fare scorte come se ci si dovesse chiudere in un rifugio antiatomico fino a data da destinarsi. Allo stesso tempo, Kluger fa un paio di precisazioni più scientifiche: il termine “blizzard”, usato per identificare la tempesta che dovrebbe colpire la città, non significa che cadrà per forza di cose tanta neve, perché è una definizione tecnica che va ad indicare precipitazioni nevose di anche media intensità, ma con venti attorno ai 56 chilometri orari in grado di ridurre la visibilità a non più di 0,4 chilometri per un periodo continuato di almeno 3 ore. Il messaggio che si vuole passare, quindi, è che va bene la prevenzione, ma fare eccessivi allarmismi non aiuto nessuno.