Si poteva proteggere la Rambla?

E ora tutti si chiedono: non si poteva proteggere la Rambla, cioè una delle strade più desiderate e frequentate d’Europa? All’indomani dell'attentato che ha sconvolto le vacanze spagnole sono tanti gli interrogativi sollevati.
Autocompattatori contro il terrorismo. Dopo la tragica strage del 14 luglio con il camion bianco che aveva falciato decine di turisti su un’altra strada mitica, il lungomare di Nizza, in tutt’Europa si sono studiate contromisure, imparando in particolare dalla lezione israeliana. In Italia molte piazze e strade sono state protette con dispositivi tipo i Jersey degli spartitraffico autostradali. Ma il metodo più usato è quello di sbarrare le strade a rischio con i camion della nettezza urbana. Così hanno fatto i francesi e il dispositivo si è dimostrato più efficace delle “sentinelle”, i gruppi di soldati armati che fanno le ronde nei luoghi sensibili ma che sono a loro volta diventati obiettivi di attentati spesso con macchine lanciate contro di loro. L’idea dei camion della nettezza urbana si è rivelata così efficace che è stata imitata anche dagli Stati Uniti in occasione dei grandi eventi di massa. Muraglie di autocompattatori per proteggersi dal terrorismo.
Lupi solitari o comunque imprevedibili. L’altra domanda che la strage delle Ramblas solleva è quella sull’identità degli attentatori. L’impressione è si tratti di terroristi quasi per caso, che agiscono non su scala pianificata da una centrale del terrore come avveniva anni fa ma seguono la strategia chiamata del “lupo solitario”. L’Isis in arretramento nel cuore dei suoi territori dopo la perdita di Mosul e la prossima caduta di Raqqa, oggi vive una metamorfosi, puntando sulla rabbia di tanti emuli sparsi nei Paesi occidentali. È un pericolo dal quale è più difficile guardarsi perché segue logiche imprevedibili, anche se le Ramblas di agosto possono essere senza dubbio essere annoverate tra gli obiettivi sensibili da triplo bollino rosso. Come ci si difende dal terrore seminato dai “lupi solitari”? L’unica risposta è il presidio del territorio.
L'apparato antiterrorismo italiano. In Spagna, che come l’Italia aveva conosciuto una stagione cruenta di attentati provocati dall’Eta, era stato approntato un apparato antiterrorismo di grande efficacia. Ma con la fine della minaccia basca l’apparato sembra sia in fase di smobilitazione. Senza apparati così organizzati è difficile intercettare i movimenti sospetti che avvengono nell’ombra dei quartieri delle città. Non è un caso che siano pochissimi gli arresti preventivi di persone che possono essere sospettate di pianificare attentati. L’Italia da questo punto di vista rappresenta un modello a cui non a caso il quotidiano inglese Guardian proprio settimana scorsa ha dedicato un’analisi approfondita. Le autorità tedesche sono rimaste sorprese a gennaio dalla prontezza con cui si è arrivati all'arresto del responsabile della strage al mercatino di Berlino: Anis Amri, l’uomo che aveva lanciato il suo tir contro la folla venne arrestato a Sesto San Giovanni nel corso di una consueta ronda notturna da due agenti di turno. Anche alla Stazione Centrale di Milano le pattuglie miste soldati poliziotti funzionano da presidio efficace come ha dimostrato l’arresto a maggio scorso di Ismail Hosni.