Non solo bar e ristoranti, i provvedimenti colpiscono pure 150 agriturismi bergamaschi
Secondo un’elaborazione di Coldiretti Bergamo sui dati Ismea nel 2020 la vendita di prodotti agroalimentari al settore della ristorazione è calata del 48 per cento
La chiusura anticipata delle 18, pur colpendo direttamente bar e ristoranti, ha come effetto collaterale quello di gettare ombre lugubri sul settore agricolo bergamasco e sugli oltre 150 agriturismi della provincia. Il nuovo Dpcm, come denuncia Coldiretti Bergamo, va a incidere negativamente anche sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla carne, dalla frutta alla verdura, dai salumi ai formaggi, che trovano nel canale della ristorazione un importante mercato di sbocco. Secondo un’elaborazione basata sui dati Ismea, nel corso dell’anno le vendite di cibi e bevande nella ristorazione si sono praticamente dimezzate, essendo calate del 48 per cento. Ciò ha comportato a valanga un impatto drammatico sull’intera filiera.
«Per le aziende agrituristiche le cene rappresentano una voce di bilancio importante - spiega Paolo Vecchi, presidente di Terranostra Bergamo –. Siamo consapevoli che stiamo vivendo una situazione critica, ma il nuovo stop rappresenta per molti di noi il colpo di grazia. Stavamo cercando di risollevarci dal lockdown primaverile, questa ennesima limitazione proprio non ci voleva»
Secondo Coldiretti Bergamo l’asporto e le consegne a domicilio non basterebbero a coprire le perdite provocate dai nuovi divieti. «Vogliamo poter lavorare – precisa Vecchi -. In questa nuova fase di emergenza, con le strutture obbligate alla chiusura serale, diventa fondamentale avere la possibilità di rimanere aperti a pranzo anche nei giorni non previsti dalle autorizzazioni aziendali senza dover ricorrere a ulteriori adempimenti burocratici. È il solo modo che abbiamo per cercare di compensare almeno in parte quanto perso con le cene».
«Le limitazioni alle attività di impresa – sottolinea Coldiretti Bergamo - devono prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione protratta anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di Stato, insieme ad interventi rapidi a fondo perduto per agriturismi e ristoranti per incentivare l’acquisto di prodotti alimentari Made in Italy».