Uno studio statunitense

Non volete bimbi schizzinosi? Ricordatevi che a tavola vi imitano

Non volete bimbi schizzinosi? Ricordatevi che a tavola vi imitano
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«Chi va con lo zoppo, impara a zoppicare». Sarà solo un detto ma pare che un fondo di verità lo abbia davvero. Almeno quando si tratta di bambini a tavola che, secondo un recente studio dell'Università della California a Santa Barbara, negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista Pnas, tenderebbero a imitare il comportamento mangereccio dei grandi. I quali, se sono buongustai, avranno alte probabilità di avere un bimbo che apprezza tutto il cibo, fin dai primissimi pasti, mentre, al contrario, se l’atteggiamento di mamma e papà è di avversione verso alcuni cibi, la ‘schizzinoseria’ già dal seggiolone sarà in agguato.

Quei cibi che proprio no. Far mangiare ai bimbi frutta e verdura, nella prima infanzia, è sempre stato un grosso problema per mamma e papà. I quali, però, dovrebbero cominciare a farsi qualche domanda sul fenomeno rifiuto che potrebbe insorgere anche a causa di una loro complicità. Vale a dire, in buona sostanza, che i bimbi sono come delle carte assorbenti, portati cioè a imitare o a reagire in rapporto a quanto vedono fare dai grandi. A tavola, ad esempio, genitori schizzinosi sono molto più a rischio nell’allevare bimbi che mostreranno le medesime avversità verso alcuni tipi di alimenti, rispetto a genitori che sono ben disposti all’assaggio anche di pietanze nuove. Dando, di conseguenza, l’esempio ai loro piccoli a fare altrettanto.

 

 

I grandi influenzano i piccoli. Lo hanno osservato un gruppo di ricercatori americani che hanno posto alcuni bambini, poco più di 30 di circa un anno di età, in una stanzetta, facendo loro vedere dei video nei quali alcuni grandi erano impegnati a gustare diversi alimenti. A questo seguiva una discussione circa i contenitori, come ad esempio il tipo di piatto o scodella in cui il cibo veniva presentato, ma anche sul contenuto ovvero la bontà dell’alimento stesso. Le reazioni dei piccoli, di fronte a questo dibattito, sono state duplici: hanno mostrato sicurezza e voglia o non voglia di assaggiare pietanze nel caso in cui gli adulti prendessero una chiara posizione, buono o cattivo ma concorde, verso il piatto gustato. Più complessa per i piccoli era invece la situazione in cui i grandi dibattevano sul piatto, esprimendo l’uno parere pro e l’altro contro, mettendoli così in uno stato di confusione decisionale nello stabilire chi dei due avesse ragione in termini di gusto.

Che cosa insegna lo studio. La ricerca dimostrerebbe dunque che alla base dell’apprendimento dei piccoli, almeno di quello alimentare, c’è una componente sociale che può influenzare i loro atteggiamenti e pensieri. A tal punto che, secondo i ricercatori, i bambini, anche molto piccoli, sarebbero in grado di conoscere il legame tra cibo e costruzione dell'identità sociale; vale a dire ad esempio che sanno distinguere tra persone che parlano lingue diverse, aspettandosi però che siano concordi con altre persone del loro gruppo per quanto riguarda i gusti in fatto di cibo.

 

 

Come combattere la schizzinoseria. Oltre il buon esempio di mamma e papà, anche alcune regole pratiche e comportamentali possono contribuire a fare dei piccoli dei buongustai fin dai primi pasti. Occorre essere innanzitutto alternativi, ovvero che uno stesso cibo non venga cucinato sempre alla stessa maniera o riproposto a distanza ravvicinata: questo induce a sviluppare nel bambino il gusto verso alimenti nuovi, senza che gli vadano a noia. Così anche i cibi poco amati dai bambini, come frutta e verdura, devono essere presenti sulla tavola e nella dieta di grandi e piccoli. Ma per indurre curiosità, atteggiamento fondamentale per avvicinare correttamente i bambini al cibo, occorre saggezza da parte dei grandi. I quali non devono mostrare insistenza nel forzare a mangiare un determinato alimento, se si avverte un rifiuto da parte dei bimbi, per non sortire effetti contrari. Anche proporre un premio se la pietanza verrà finita non è educativo, potrebbe infatti indurre il piccolo a sovralimentarsi solo per ricevere la gratifica. Ancora, il rispetto degli orari dei pasti deve essere obbligato: a poco a poco il bambino apprenderà così che il pasto deve essere consumato in alcuni momenti della giornata, e non quando capita o sotto i morsi della fame, insieme ai grandi, tutti seduti alla stessa tavola, senza che il pasto sia disturbato da televisione, radio, giochi elettronici o tecnologia di altra sorta che vanno rigorosamente spenti. Evitando così che il bambino venga distratto dal momento del cibo.

 

 

Curiosità e sperimentazione. Sia tattile, sia dei sensi, sia conoscitiva. Questo significa che il bambino deve essere anche lasciato libero ogni tanto di toccare il cibo con le mani, per conoscerlo meglio. Azione che può essere aiutata anche nel momento della spesa: mamma e papà possono farla insieme, invitando i piccoli a fare delle proprie scelte alimentari, che poi a casa potranno cucinare insieme ai grandi, inventando ricette magari con indosso un cappellino da chef. Insomma, la cucina deve essere un momento di condivisione grandi-piccoli molto divertente. Coinvolgere i bambini nella preparazione dei cibi, lavando, sbucciando, tagliando e cucinando i prodotti che hanno scelto, stimola i cinque sensi e avvia un processo di amicizia con il cibo, che porta poi ad apprezzare il gusto del piatto preparato insieme ai grandi. Una strategia efficace, dicono gli esperti, per allontanare il rischio di neofobia, di schizzinoseria appunto.