Cinque notizie che non lo erano Da Mattarella ai gatti per pranzo

1. Mattarella ha negato che si sia fatto uso di uranio impoverito nei Balcani
Il 30 gennaio 2015 è stato eletto il nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con una maggioranza quasi di due terzi e l’approvazione di gran parte delle forze politiche presenti in Parlamento. Il giorno precedente, sul blog di Beppe Grillo è stato pubblicato un articolo proveniente da Il Resto del Carlino, in cui si fanno pesanti accuse al nuovo Capo dello Stato, colpevole - a quanto si legge - di aver sempre negato l’utilizzo di uranio impoverito nelle missioni di guerra nei Balcani.
Nel testo si legge: «Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l’insorgere delle patologie e il servizio. Negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoverito (DU, Depleted Uranium), tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella, candidato di Renzi al Quirinale, negò su tutta la linea». Mattarella all’epoca era Ministro della Difesa, ed ha più volte affrontato l’argomento in Parlamento, ma non ha mai fatto categoriche smentite, l’unico intervento simile negava, o meglio metteva in dubbio, l’utilizzo dell’uranio nella città di Sarajevo, come si legge in un suo intervento del 27 settembre 2000: «Per quanto riguarda Sarajevo, non abbiamo notizie che sia stato l’uranio, certo, ma purtroppo la NATO non ha mai smentito che a Sarajevo e nelle altre regioni della Bosnia sia stato utilizzato uranio. Sicuramente, in altre zone è stato utilizzato uranio».
Durante una seduta del 10 gennaio 2001 Mattarella assicurò inoltre adeguate indagini sull’argomento, nel rispetto dei diritti fondamentali: «Noi vogliamo fare chiarezza; lo dobbiamo innanzitutto ai nostri militari e alle loro famiglie; lo dobbiamo a tutti gli italiani. Ma appunto perché vogliamo piena trasparenza e chiarezza, è doveroso da parte nostra lasciare alla Commissione la possibilità di lavorare e di dare un responso medico-scientifico attendibile. Ho chiesto che questo responso ci venga dato in tempi brevi, pur tenendo conto delle esigenze necessarie di approfondimento».
2. Cuccioli di golden retriver in regalo
L’annuncio è comparso sui social il 20 gennaio 2015 ed offre in regalo a chiunque ne sia interessato alcuni cuccioli di golden retriever, che per qualche motivo, pur essendo cani di razza, non potrebbero essere venduti, e secondo quanto si legge, verranno presto soppressi.
Il termine perentorio è quello del 13 febbraio: «Chi ne prende uno gratis? Altrimenti i proprietari li faranno sopprimere entro la prossima settimana. (DAL 13 FEBBRAIO) Anche se non lo prendi, mi aiuti a spargere la voce? Contattare: cristina@graphicworld.it P.S.: *non costano nulla e sono uno più bello dell'altro! vedere x credere!!».
Per alcuni poteva essere un perfetto regalo, visto che cani di questo genere possono costare in allevamento anche 1000 euro, per altri una terribile corsa contro il tempo, ma per fortuna questi cuccioli non rischiano nulla. L’annuncio è falso ed è stato diffuso per la prima volta nel lontano 2001 tramite email, la fotografia è la stessa, così come l’indirizzo email a cui rivolgersi, mentre il testo è stato leggermente modificato; ne esistono altre versioni simili, ma ugualmente fasulle.
3. Come aumentare di 2 gradi la temperatura con un piccolo attrezzo
Il Corriere della Sera nella sua versione online ha pubblicato, all’interno della rubrica innovazione, un articolo che svelava una nuova invenzione capace di rivoluzionare il riscaldamento domestico. Secondo quando riportato, infatti, sarebbe stato inventato un piccolo soprammobile di terracotta in grado di amplificare il calore delle quattro candele al suo interno e aumentare la temperatura di una stanza addirittura di 2 gradi centigradi.
Il progetto sarebbe stato realizzato, grazie alla piattaforma di crowdfuding Indiegogo, da uno studente italiano dell’Accademia di Belle Arti di Roma, ma l’idea non è nuova. Sebbene con forme meno gradevoli, sono presenti su Youtube vari video di persone che mostrano come creare una piccola fonte di calore, coprendo delle candele con dei vasi di terracotta.
Però non funzionano. Cioè: il calore prodotto da quattro candele è decisamente troppo basso per far registrare un significativo aumento della temperatura in un ambiente, e la presenza del vaso di terracotta non incide perché non è in grado di moltiplicare il calore al suo interno. Un altro fattore da considerare è l’eccessiva produzione di CO2 che un utilizzo massivo di candele causerebbe all’interno di un’abitazione, costringendo ad un ricambio d’aria che però farebbe disperdere anche il calore.
4. Nel 2014 sono stati mangiati in Italia almeno 6mila gatti
L’AIDAA ha pubblicato nei giorni scorsi sul proprio sito web i risultati di un’indagine, secondo la quale in Italia lo scorso anno sarebbero stati mangiati migliaia di gatti. La notizia è stata ripresa da diversi media nazionali, tra i quali Repubblica.it, che probabilmente hanno confuso l’AIDAA, associazione dal passato e dal presente per nulla chiaro, e l’Aida&a (Associazione italiana difesa animali e ambiente), ben più nota e affidabile, il cui nome è stato volutamente sfruttato per ingannare i lettori. In passato l’AIDAA era stata promotrice di alcune bufale simili, come quella secondo la quale sarebbero esistite associazioni pronte a battersi per vietare le pecorelle nei presepi.
Nell’articolo si descrivono cene a base di gatto con decine di invitati, per un totale di 6-7000 gatti uccisi ogni anno, ma tutto rigorosamente di nascosto, per evitare sanzioni e processi.
Non è chiaro però come siano stati raccolti questi dati, e da che analisi si sia arrivati a certi numeri. Resta anche un grosso dubbio, poiché se gli esperti dell’AIDAA hanno fonti certe per la formulazione di questo studio, sarebbe naturale aspettarsi delle denunce depositate presso le autorità competenti, mentre al contrario si è scelto di pubblicare una denuncia fatta di numeri con riferimenti geografici generici.
5. Toto Cutugno diventa materia di studio alla Cornell University
Diverse testate nazionali in questi giorni hanno dato spazio alla curiosa notizia secondo la quale alcuni ricercatori avrebbero condotto uno studio su una particolare pagina di Facebook che pubblica una foto al giorno di Toto Cutugno, tra risate, ironia, e tanto tempo libero.
Sul Messaggero si legge: «Avreste mai pensato di veder pubblicato sul sito della statunitense Cornell University uno studio che avesse come oggetto una foto di Toto Cutugno? E che a scrivere questo paper, pubblicato lo scorso 28 gennaio con il titolo Everyday the same picture: Popularity and Content Diversity (in italiano “Ogni giorno la stessa foto: popolarità e diversità di contenuti”), sarebbero stati ben 8 ricercatori italiani?».
A differenza dei colleghi che lavorano in testate ben più blasonate, i giornalisti di VICE hanno approfondito la questione interpellando i diretti interessati, ovvero gli autori di questo studio, chiedendo chiarimenti. Uno dei responsabili si chiama Walter Quattrociocchi ed ha subito confermato i dubbi sul contenuto della pubblicazione: «Ci tenevamo a chiarire, perché per come è uscita sui media la cosa è stata travisata dalla giornalista. Uno, non si tratta di uno studio della Cornell University, ma di un deposito dove le bozze degli articoli vengono messe a disposizione della comunità scientifica per ricevere feedback. Non è la Cornell che se ne è interessata. Due, nell’articolo si parla di cracking del codice di Facebook, di aver creato danni al newsfeed di Facebook, il che non è assolutamente vero. La giornalista probabilmente è andata sul sito della Cornell, ha letto a malapena l’abstract del nostro paper e ha deciso di fare un articolo sul fatto che la Cornell si fosse interessata a Toto Cutugno».