Il 15 settembre (quasi) tutti in classe

Le novità della scuola, quali sono

Le novità della scuola, quali sono
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Il tempo di tornare nelle aule scolastiche si sta avvicinando a passi lunghi e svelti. Il sindaco di Forte dei Marmi, che proponeva di “regalare” agli studenti un altro mese di vacanza a beneficio della stagione turistica, dovrà mettersi il cuore in pace. La maggior parte degli studenti italiani sarà infatti sui banchi il 15 settembre, in ritardo rispetto ai compagni dell’Alto Adige (8 settembre), del Trentino (10 settembre) della Val d’Aosta e dell’Abruzzo (11 settembre). I ragazzi siciliani e pugliesi, invece, sono i fortunati che prolungheranno la libertà estiva fino al 17 settembre.

Come ogni anno, il Consiglio dei Ministri prospetta grandi novità, per l’apertura del nuovo anno scolastico. Innanzitutto, l’eterno, tormentatissimo tema maturità. Gli studenti potranno (o dovranno?) presentare una materia in lingua inglese. La tesina, invece, avrà un peso inferiore ai fini della valutazione finale. L’insegnamento dell’informatica sarà inserito nelle scuole primarie e quello della geografia tornerà negli istituti tecnici e professionali. È stato inoltre proposto di dotare le scuole di reti wireless superveloci, al posto dei tablet e delle lavagne elettroniche, che a quanto pare non hanno riscosso grande successo. Gli istituti, inoltre, potrebbero restare aperti fino alle 22 e persino durante le festività. Da settembre verranno dotati di una scheda valutativa, che sarà una specie di carta di identità.

 

Classmates

 

Con la riapertura delle scuole, 28.781 insegnati entreranno in ruolo. Di questi, 13 mila sono docenti di sostegno. Ricordiamo, però, che i precari sono ancora 150-160 mila, decisamente troppi per la Corte di Giustizia europea. Nulla è stato detto riguardo agli scatti di anzianità, mentre si attende il 29 agosto, giorno in cui il premier Renzi presenterà le nuove linee guida al Consiglio dei Ministri, per avere notizie più precise riguardo al pensionamento dei Quota 96, i docenti con 35 anni di servizio e 61 anni anagrafici (o 36 di servizio e 60 anagrafici) che avrebbero dovuto andare in pensione tre anni fa.

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