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La nuova legge sugli stadi

La nuova legge sugli stadi
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Con sufficiente agilità (323 sì, 168 no e 9 astenuti), la Camera ha approvato il decreto legge 22 agosto 2014 n. 119, decisamente meglio conosciuto come il decreto legge sulla sicurezza negli stadi. La notizia ha particolarmente scosso il mondo del calcio, poiché se queste nuove misure supereranno anche il vaglio del Senato, dal 21 ottobre in poi le società calcistiche avranno l’obbligo di contribuire alle spese straordinarie relative agli impieghi delle forze dell’ordine durante le partite.

Cosa prevede il decreto. Le nuove norme sulla sicurezza negli stadi si svilupperanno su due fondamentali direttrici: le conseguenze penali per tutti coloro che risulteranno rei di atti di violenza durante le manifestazioni sportive, e il finanziamento delle risorse necessarie a garantire la sicurezza.

Per quanto riguarda le prime, l’intenzione è irrigidire notevolmente la disciplina del Daspo (divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive): la norma mira, innanzitutto, a rendere applicabile questa misura di prevenzione anche alle persone denunciate o condannate per delitti, di natura non colposa, contro l’ordine e l’incolumità pubblica, nonché per il cosiddetto reato “da stadio”, relativo al divieto di introdurre od esporre striscioni o immagini incitanti alla violenza o recanti ingiurie e minacce. Per i soggetti recidivi, l’intenzione è allungare notevolmente la durata del Daspo fino anche a 8 anni; La disposizione prevede inoltre che possa essere disposto, in caso di gravi episodi di violenza, il divieto di trasferta, attraverso la chiusura del settore ospiti degli impianti sportivi in cui si svolgono gli incontri di calcio, nonché il divieto di vendita dei biglietti nei confronti dei residenti della provincia delle squadre ospiti interessate. Le premesse per prendere finalmente delle misure adeguate alla violenza negli stadi sembrano finalmente esserci tutte. Ma se rispetto a queste prime norme il plauso è generale, ben più tesa è la situazione relativa alla seconda parte del decreto.

È infatti previsto che le società dovranno contribuire agli straordinari delle forze dell’ordine impegnate alle partite. Attualmente il testo prevede un prelievo tra l'1 e il 3 percento degli introiti da biglietteria, e consisterebbe quindi in una cifra nell’ordine dei 6-8 milioni di euro, se limitato alle squadre di Serie A e B. Ma c’è una possibilità che desta ancor maggiore preoccupazione fra le società calcistiche: attraverso una modifica parlamentare del decreto, i 25 milioni di straordinari attualmente pagati dal Governo alle forze dell’ordine arriverebbero direttamente dai fatturati delle squadre (si tratterebbe dell’1 percento). Inoltre, eventuali esuberi derivanti da questi prelievi finirebbero nelle casse del Fondo riassegnazioni, e quindi, con ogni probabilità, andrebbero a compensare bilanci o a finanziare attività che con il calcio non c’entrano nulla. Ecco perché questa mossa del Governo viene da più parti interpretata come un modo per reperire finanziamenti per altri tipi di interessi. Come prevedibile, in queste ore sono arrivate violente critiche da parte di vari esponenti del mondo del calcio, a cominciare dal presidente Figc Tavecchio fino al numero uno del Coni Malagò, i quali ritengono questa legge uno smacco ad un settore, quello calcistico, che ha da sempre contribuito alle finanze dello Stato senza mai alcun tipo di problema.

Di tutt'altro tenore i commenti dei sindacati di Polizia, che ricordano come «per garantire la sicurezza in ogni singola giornata di campionato vengono impiegati migliaia di poliziotti e carabinieri, con un impegno particolarmente gravoso da parte dello Stato e che assorbe notevoli risorse». «Le società sportive, del resto - aggiungono Siap e Anfp - traggono lauti profitti dal regolare svolgimento delle partite. Riteniamo quindi equo che il 3% degli introiti derivanti dalla vendita dei titoli di accesso sia destinato a contribuire alle spese per la sicurezza negli stadi».

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