Un vero "bosco naturale"

I nuovi alberi moriranno? Ma va! Parola di Comune (e di esperti)

I nuovi alberi moriranno? Ma va! Parola di Comune (e di esperti)
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No, non è vero che le piante moriranno: parola non solo di Leyla Ciagà e del Comune, ma anche degli esperti professionisti di E.On Energia, Etifor e Università di Padova. Non succederà perché la tecnica di forestazione urbana utilizzata, è studiata nel dettaglio a breve, medio e lungo termine, come ha spiegato Fabrizio Malaggi, di Etifor. Consiste nell’organizzare la piantumazione in modo da ricreare un bosco naturale. In altre parole, le piante sono posizionate a distanze studiate, seguendo moduli che prevedono un’alternanza strategica delle varie specie all’interno dello stesso bosco. Così le piante crescono senza ostacolarsi l’una con l’altra e l’ombreggiamento del suolo (risultato fondamentale per ridurre sfalci e irrigazioni nel più breve tempo possibile) viene raggiunto prima.

Le distanze tra una piantumazione e l’altra sono state decise insieme a una ditta che opera manutenzioni sull’area, valutando in base ai macchinari che saranno utilizzati in quelle fasi. Risultato: metà delle piantumazioni sono arbusti, che garantiscono una copertura del suolo più rapida e comunque una maggiore biodiversità; gli “alberi” veri e propri quindi sono di fatto a distanze doppie rispetto a quello che si potrebbe pensare osservando la dimora allo stato attuale; le crescite delle varie specie piantumate richiedono tempi molto diversi tra loro (dieci anni per avere un pioppo “adulto”, trenta per un risultato analogo con una farnia). Quindi in un primo tempo vedremo gli arbusti, poi i più veloci pioppi e salici: in cinque anni il bosco dovrebbe essere riconoscibile e si potrà smettere con la falciatura dell’erba. Dopodiché, in pochi decenni, il bosco “artificiale” avrà raggiunto un equilibrio a tutti gli effetti “naturale”.

Diverse specie animali “ringraziano”: in progetti analoghi, ad esempio a Grumello del Piano e al Parco Ovest, si è già potuto notare un incremento sensibile della biodiversità. Per i primi due anni i costi della manutenzione saranno sostenuti da E.On Energia.

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