I ristoranti, la spesa, il lavoro. Le indicazioni del nuovo decreto

Il nuovo Decreto della Presidenza del consiglio dei Ministri che include ulteriori misure restrittive per il contenimento e il contrasto del diffondersi del Coronavirus sull’intero territorio nazionale, specialmente in Lombardia, ha creato perplessità soprattutto per quanto riguarda l’attuazione delle nuove norme. A poche ore di distanza dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ecco le prime indicazioni di attuazione del documento:
- Dalla «zona di sicurezza» si può entrare e uscire «soltanto per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute». All’interno della “zona di sicurezza” non ci si può spostare da una provincia all’altra se non si hanno i motivi previsti dal decreto.
- Chi viene fermato dovrà dimostrare di avere le necessità di effettuare lo spostamento e dunque avere un certificato medico oppure una lettera del datore di lavoro o un documento comprovante l’esigenza lavorativa. I controlli devono essere effettuati dalle forze dell’ordine. Posti di blocco saranno organizzati ai caselli autostradali e controlli all’interno degli aeroporti e delle stazioni.
- Trasporti. Non ci sono limitazioni se non quella di mantenere il metro di distanza. I treni e gli aerei da e per le «zone arancioni» viaggiano regolarmente. Chi ne usufruisce dovrà però giustificare il viaggio.
- Bar e ristoranti: possono rimanere aperti dalle 6 alle 18. Le persone devono stare sempre sedute e va mantenuta la distanza di un metro tra il personale e i clienti e tra i clienti. Chi non la rispetta rischia la chiusura. Chi non ha la metratura sufficiente per rispettarla deve chiudere.
- Pizzerie d’asporto: sono aperte, facendo entrare poche persone per volta (dipende dalla superficie) e tenendo sempre le distanze. Gli alberghi possono servire la cena solo per gli ospiti e mantenendo le distanze.
- Attività commerciali. Sono aperte ma devono far rispettare la distanza di un metro. Centri commerciali e mercati devono chiudere il sabato e la domenica ad eccezione di farmacie, parafarmacie e negozi alimentari che devono comunque far rispettare la distanza.
- Estetiste, parrucchieri e dentisti: si è ancora in attesa di una risposta e di chiarimenti a livello territoriale, perché si tratta di attività che evidentemente non possono mantenere una distanza di un metro fra la persona e l’operatore.
- Bisogna evitare di andare a mangiare dai parenti, soprattutto se anziani. Non è uno spostamento necessario. La logica è quella di stare il più possibile a casa, con la propria famiglia, per evitare che il possibile contagio si diffonda e questo accade quando si frequentano gli altri, anche i componenti della propria famiglia allargata. Almeno fino al 3 aprile, cercate di sentirvi a distanza. In questo gli smartphone possono aiutarci.
- E’ possibile uscire di casa per fare una passeggiata con i bambini ma preferibilmente andando in campagna o in posti dove non c’è assembramento e mantenendo sempre le distanze. Non è vietato uscire, ma è da evitare il radunarsi in gruppetti (non familiari, cioè non di persone che vivono già nella stessa abitazione) tutti insieme.
- Gli spostamenti di lavoro sono consentiti (come ha confermato anche il governatore regionale lombardo Attilio Fontana), ma i datori di lavoro sono invitati a mettere in ferie le persone e a limitare l’attività a ciò che non è rimandabile. Sui luoghi di lavoro vanno prese tutte le precauzioni per evitare la diffusione del contagio.
- Prestare assistenza ai propri cari anziani non autosufficienti rappresenta una condizione di necessità. Va ricordato però che sono le persone più a rischio, quindi si deve cercare di proteggerle il più possibile.
- Tutte le persone sopra i 65 anni stiano in casa, non per sé stessi, ma per la collettività. E’ necessario il massimo impegno per convincere queste persone che la situazione è grave e bisogna agire con senso di responsabilità.
- Si può andare a fare la spesa in paese ma tutti i commercianti sono tenuti a stabilire un numero massimo di persone che può stare dentro il negozio (sulla base della superficie). Gli altri devono passare in un secondo momento o aspettare fuori, mantenendo la distanza di un metro gli uni dagli altri.
Ora più che mai, come più volte ribadito dalle autorità, è assolutamente necessario che ognuno di noi si metta una mano sulla coscienza e cambi in modo sostanziale il proprio stile di vita per tutto il tempo necessario a risolvere l’emergenza e a ridurre la diffusione del Coronavirus. Come ha denunciato ieri (sabato 7 marzo) il Coordinamento delle terapie intensive della Lombardia il rischio sarà, in assenza di tempestive ed adeguate disposizioni, «di affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria». I posti in terapia intensiva stanno per finire, pur a fronte del loro aumento messo in atto in questi giorni. Il sistema sanitario per ora ha retto, ma è necessario uno scatto di responsabilità collettiva. Se così non sarà, gli ospedali non avranno più i posti letto necessari a curarci, indipendentemente dalle nostre patologie.