Le nuove regole

Obama ha deciso da solo cosa fare per l'immigrazione

Obama ha deciso da solo cosa fare per l'immigrazione
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Con un discorso alla nazione di circa una quindicina di minuti, il Presidente americano Barack Obama ha annunciato grandi novità per quanto riguarda gli immigrati irregolari presenti nel territorio. In estrema sintesi, a partire da gennaio, 5 milioni di persone prive della cittadinanza americana avranno la possibilità di poter finalmente regolarizzare la loro posizione. Una mossa piuttosto sorprendente, quella di Obama, non tanto nell’oggetto (una riforma sull’immigrazione era in agenda da diverso tempo) quanto nei contenuti, con il partito repubblicano che grida allo scandalo costituzionale e giura ripercussioni in sede congressuale.

Le nuove regole. Come si è accennato, verrà data la possibilità a circa 5 milioni di immigrati, attualmente irregolari, di dare legittimità alla loro presenza negli Stati Uniti. Per la precisione, potranno godere del nuovo regime tutti coloro che vivono negli Usa da almeno 5 anni (dall’1 gennaio 2010) o che hanno un figlio cittadino americano (chiunque nasca all’interno del Paese è automaticamente considerato tale) o che sono in possesso di un permesso di soggiorno permanente; a tutte queste categorie di soggetti verrà concesso un permesso di lavoro di tre anni.

Come ha specificato Obama, sarebbe ingiusto rilasciare direttamente una Green Card (il permesso di residenza permanente), poiché rappresenterebbe uno smacco per tutti coloro che hanno atteso anni di interminabili file e questioni burocratiche per riuscire ad ottenerla. Ciò significa che gli immigrati regolarizzati non potranno comunque usufruire dei benefici sanitari, dell’assistenza famigliare e dei buoni pasto.

 

 

Per ottenere questo permesso di lavoro, a partire dal gennaio 2015, occorrerà iscriversi in apposite liste ed attendere il proprio turno per sbrigare le relative pratiche e divenire regolari. Oltre che per concedere uno status legale a soggetti che, come ha detto Obama, tanto hanno dato, storicamente, e tanto hanno da dare agli Stati Uniti, questa riforma sarà utile anche ad impedire l’ingresso e a favorire l’uscita di criminali nel Paese: verranno infatti rafforzati i controlli sia interni che alle frontiere, per espellere tutti coloro che siano ritenuti coinvolti in attività illegali e terroristiche, e impedire che soggetti simili possano fare ingresso negli Stati Uniti.

Obama ha giustificato la sua scelta anzitutto da un punto di vista storico, presentandosi come colui che ha riunito gli svariati pezzi del puzzle sulle politiche immigratorie degli ultimi mandati, per dare finalmente all’America la riforma che aspettava da 30 anni. In secondo luogo, ha assegnato anche connotazioni etiche alla propria scelta: «Un tempo anche noi siamo stati stranieri», ha affermato il Presidente, citando la Bibbia; ciò che accomuna gli americani non è l’origine, ma un comune desiderio di bene per il Paese e di uguaglianza per tutti coloro che hanno tali aspirazioni: questo, in sintesi, il pensiero di Obama.

Le reazioni. Se le varie comunità straniere presenti negli Usa hanno dato luogo a manifestazioni di grande gioia e soddisfazione (specie quella ispanoamericana, la più nutrita), piogge di critiche sono arrivate dal lato repubblicano dell’emiciclo. Obama è stato anzitutto accusato di aver spinto i propri poteri decisamente oltre il limite costituzionale imposto, prendendo una decisione che avrebbe dovuto coinvolgere anche il Congresso. Inoltre, questo particolare atto di magnanimità da parte del Presidente viene considerato come una sorta di amnistia collettiva nei confronti di chi, anni fa, violò la legge americana penetrando all’interno del Paese senza alcun tipo di permesso e senza far nulla, nel tempo successivo, per ovviare a questa situazione di irregolarità. Tutti aspetti, probabilmente, corretti, ma il dato significativo è che questa scelta ha rinverdito il consenso nei confronti di Obama: da gennaio 2015, con l’insediamento ufficiale della nuova maggioranza repubblicana al Congresso, se ne vedranno delle belle.

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