La sentenza

Omicidio di Franco Colleoni, condanna a 21 anni per il figlio Francesco

L'accusa non aveva dubbi sulla colpevolezza. La difesa aveva chiesto l'assoluzione

Omicidio di Franco Colleoni, condanna a 21 anni per il figlio Francesco
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La Corte d'Assise ha emesso poco fa la sentenza del processo per l'omicidio di Franco Colleoni, 68 anni, storico militante e politico della Lega e titolare del ristorante Il Carroccio, nella frazione Brembo di Dalmine. Il giudice Giovanni Petillo ha condannato a 21 anni di carcere l'unico imputato, il figlio Francesco, di 35 anni.

Era accusato di aver ucciso il padre nel corso di una violenta lite nel cortile del locale, fracassandogli la testa su alcune rocce. Francesco ha sempre sostenuto di aver rimosso quanto accaduto, ricordando solo lo scontro verbale di quella mattina per i lampioncini rotti, nel quale in seguito era stato spinto dal genitore e c'era stata una leggera colluttazione, ma raccontando di essere poi tornato nel suo appartamento, all'interno della cascina in cui è compreso anche il ristorante. La madre era poi rincasata e scesa insieme a lui di nuovo nel cortile, dopo che dei passanti le avevano detto di aver sentito in precedenza degli strani tonfi, trovando il corpo esanime del marito.

Nell'allarme al 112, Francesco aveva parlato di una rapina finita male, in quanto avrebbe trovato la casa sottosopra. Ma la versione non convince sotto molti aspetti, e gli investigatori indirizzano i sospetti fin da subito proprio su di lui. L'accusa sosteneva che, al momento dell'omicidio era l'unica altra persona presente nella cascina. Inoltre, le incongruenze nella sua testimonianza e le intercettazioni in caserma lasciavano pochi dubbi sulla sua colpevolezza.

Secondo quanto riportato dal Corriere Bergamo, Il pm Emanuele Marchisio aveva chiesto 22 anni e mezzo, optando per una via di mezzo tra il minimo di 22 e il massimo di 24 per il reato in oggetto, chiedendo però alla Corte di considerare le attenuanti per un fatto «molto grave e cruento» che però è maturato in una situazione che ha per protagonisti «un padre difficile (in aula sono state ricostruite le violenze fisiche e le prevaricazioni su moglie e figli) e un ragazzo continuamente frustrato».

Dall'altra parte, la difesa con l'avvocato Enrico Cortesi aveva invece chiesto l'assoluzione, ritenendo improbabile la colpevolezza del suo assistito e parlando di processo indiziario. A non convincere, secondo il difensore, l'assenza di grandi quantità di sangue e tracce organiche sui vestiti e nel bagno dell'imputato: sui primi ci sarebbe stato solo quel poco finito lì mentre soccorreva il padre trovato a terra, mentre nella stanza del suo appartamento le tracce di dna erano solo le sue.

Alla fine la sentenza del giudice ha deciso per la colpevolezza del ragazzo, che ha ricevuto una condanna inferiore di un anno e mezzo rispetto a quella richiesta dall'Accusa.

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