Omicidio di Stefania Rota, il cugino ammette tutto davanti ai carabinieri
Nel suo diario la donna confessava di temere il parente Ivano Perico, 61 anni, ora in arresto
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L’ultima pagina del suo diario è datata 11 febbraio, che sarebbe la data in cui Stefania Rota è stata uccisa a casa sua, a Mapello, nella via che paradossalmente si chiama come la data del delitto: XI Febbraio, appunto, anniversario della firma del concordato tra Italia e Santa Sede (i Patti Lateranensi, del 1929). Su quella pagina la 62enne si rivolge a sé stessa: «Attenta, Ste, a Ivano. Ma questo già lo sai».
Senso di paura nel diario
Il riferimento ora è chiaro: si riferisce al cugino di secondo grado, Ivano Perico, 61 anni, da sabato in carcere per omicidio. Nello stesso giorno c’è stata l’ultima telefonata tra i due: si sentivano spesso. Poi lei non ha più risposto al cellulare, che è sparito, e Ivano non l’ha più cercata, dicendo a tutti che era in Liguria a fare la badante. Però nel frattempo usava la sua macchina, pare.
Un tipo “brillante”
Perico, che abita a fianco della casa della cugina, viene definito da tutti come un tipo “brillante”, che quando poteva amava fare la bella vita, andare a feste a Milano, vantarsi delle sue imprese. Era un ex rappresentante di un birrificio, ora in pensione, sposato e padre di una ragazza di 17 anni. Socializzava con la vittima, da tutti definita come chiusa e isolata, e assieme andavano a fare camminate verso Ambivere, o anche in montagna.
Movente economico?
Il movente non è chiaro. Nulla di sentimentale, pare. Si sta sondando la pista economica, anche se i soldi in ballo non sarebbero molti. Nel frattempo Perico già sabato nella caserma di Ponte San Pietro ha fatto le prime ammissioni, come riporta Il Giorno. Una confessione, a tutti gli effetti: «Sono stato io». Restano alcuni nodi al pettine: mancano le chiavi di casa della vittima, il suo cellulare e la borsa. Non si sa nulla neppure dell’arma del delitto.