Si va in appello?

Omicidio di Yana Malaiko, impugnata la sentenza sul killer: per i pm va riconosciuta la premeditazione

La corte d'Assise non ha riconosciuto l'aggravante, sostenuta anche per le questioni della telecamera e del cane

Omicidio di Yana Malaiko, impugnata la sentenza sul killer: per i pm va riconosciuta la premeditazione

La Procura di Bergamo ha impugnato la sentenza di primo grado nei confronti di Dumitru Stratan, condannato a vent’anni per aver ucciso il 20 gennaio 2023 la 23enne Yana Malaiko.

I giudici della Corte d’Assise, come riportato dal Corriere Bergamo, non hanno riconosciuto tra le aggravanti (per le quali il pm chiedeva l’ergastolo) quella della premeditazione. Il magistrato, anche su insistenza delle parti civili, cioè i genitori ed i nonni della vittima, vuole ritornare però su questo punto in appello. Tra l’altro, anche i legali del condannato, che avevano chiesto la derubricazione del reato a omicidio preterintenzionale, vogliono tornare in Aula.

I precedenti e le minacce

Il pm, a processo, aveva sostenuto che Stratan avesse intenzioni gravi verso la giovane, cresciuta a Romano di Lombardia, già dal 15 gennaio precedente al delitto. Questo perché quel giorno aveva minacciato di ucciderla, se avesse scoperto che si vedeva con un’altra persona. La relazione tra loro era ormai finita, ma il 36enne non lo aveva mai accettato.

Episodi di percosse c’erano stati già in precedenza, prima di quella sera, quando la colpì con violenza al viso e alla testa, per poi soffocarla. Del resto, a processo anche una ex dell’imputato aveva spiegato di non averne voluto più sapere di lui, dopo che l’aveva picchiata nel 2016. Nel dibattimento è emerso tra l’altro che l’uomo, quando stava con la vittima, faceva uso di droga, fatto di cui quest’ultima si era lamentata, così come aveva confidato preoccupazione per i suoi comportamenti.

Senza pensare, però, che potesse arrivare davvero ad assassinarla, dato che aveva confidato a un amico che per le minacce di morte c’era da temere solo fino a un certo punto.

La tesi della premeditazione

Così non è stato e, sempre secondo la versione dell’Accusa, il killer avrebbe rimosso a Castiglione delle Stiviere la telecamera del condominio vicino all’ascensore, sostenendo che gli fosse caduta in testa. Lo stesso ascensore che poi usò per scendere al piano terra con il trolley, che conteneva il cadavere della ragazza. Il corpo fu ritrovato solo undici giorni dopo, fino ad allora con gli inquirenti Stratan aveva sempre negato di avere a che fare con la sparizione di Yana. Aveva solo detto delle frasi alla sorella e a un amico, che però non erano state prese sul serio.

I giudici hanno però scritto nelle motivazioni che non è provato che l’imputato avesse effettivamente staccato la telecamera, che del resto l’aveva filmato nell’appartamento mentre era sporco di sangue. Per il pm, inoltre, la premeditazione è supportata anche dal fatto che quella notte il 36enne avesse portato il cane della coppia alla giovane, sostenendo che stava male. Per l’Accusa, una scusa per poterla incontrare, ma per la Corte fu lei a dover insistere perché gli portasse l’animale.

Stratan, per l’omicidio, sebbene fosse incensurato e per la parziale confessione, si è visto negate le attenuanti generiche. I giudici hanno inoltre riconosciuto l’efferatezza del delitto, compiuto per l’incapacità dell’imputato di accettare che Yana avesse iniziato a frequentare un altro uomo, dopo la fine della loro relazione.