Ora ci governa il Sud, ma Bergamo non ci sta

Ora ci governa il Sud, ma Bergamo non ci sta
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In questi giorni, politicamente parlando, confusi e movimentati, c’è una questione che resta sullo sfondo ma che, in realtà, crea più di qualche preoccupazione lontano da Roma. Stiamo parlando dell’autonomia. Piccolo riassunto delle puntate precedenti: il 22 ottobre 2017, i lombardi furono chiamati alle urne per un referendum consultivo (per il quale non era richiesto un quorum) nel quale si chiedeva: «Volete voi che la Regione Lombardia [...] intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia [...]?». Nonostante uno scontro sull’utilità o meno di un referendum di questo tipo, praticamente tutte le forze politiche si schierarono per il “sì”, che infatti ottenne uno schiacciante 95 per cento dei consensi (su oltre tre milioni di votanti).

 

 

Il 7 novembre dello stesso anno, il Consiglio regionale approvò la risoluzione sull’autonomia con la quale si conferì all’allora governatore Roberto Maroni il mandato a trattare con lo Stato l’attribuzione alla Lombardia delle maggiori competenze richieste. E proprio Maroni, il 28 febbraio 2018, pochi giorni prima di lasciare la sua poltrona, insieme a Luca Zaia e Stefano Bonaccini, omologhi di Veneto ed Emilia Romagna, firmò con Roma un accordo preliminare sull’autonomia. Il successivo 15 maggio, giorno dell’insediamento ufficiale a Palazzo Lombardia del nuovo governatore Attilio Fontana, il neo eletto Consiglio approvò all’unanimità un ordine del giorno per riprendere in tempi brevi la trattativa.

Quando, a Roma, Lega e Movimento 5 Stelle firmarono il cosiddetto “contratto di Governo”, la situazione parve in discesa: con il Carroccio al potere e Matteo Salvini a fare da garante, il raggiungimento dell’accordo sembrava cosa fatta. Invece le cose non sono andate proprio così... A distanza di quasi due anni dal voto referendario, infatti, le trattative per l’autonomia sono ferme al palo e, come se non bastasse, la Lega non è più al Governo. Nei mesi passati insieme a Montecitorio e dintorni, proprio il tema dell’autonomia è stato uno dei principali “campi” di scontro tra Carroccio e pentastellati, ma sebbene Salvini, in diverse apparizioni pubbliche, abbia più volte affermato che senza un accordo per l’autonomia sarebbe saltato tutto, in concreto sul tema non ha mai forzato la mano come su altre questioni.

Antonio Misiani Pd Bergamo
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Antonio Misiani, senatore del Pd

Antonio Misiani, senatore del Pd

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Dario Violi, consigliere regionale Movimento 5 Stelle

Dario Violi, consigliere regionale Movimento 5 Stelle

Daniele Belotti Lega Bergamo a Montecitorio Parlamento Camera dei Deputati
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Daniele Belotti, deputato della Lega Nord

Daniele Belotti, deputato della Lega Nord

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Giorgio Gori, sindaco di Bergamo

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo

«Certo che possiamo parlare di sconfitta - ammette il deputato e uomo forte della Lega a Bergamo Daniele Belotti -. Non abbiamo portato a casa quello che volevamo. Ma la colpa è dell’atteggiamento ostruzionistico tenuto dal Movimento in questi mesi di governo. Il loro ministro del Sud (Barbara Lezzi, ndr) è stata la principale oppositrice e il tema dell’autonomia è stato strumentalizzato in modo vergognoso. Quotidiani come Il Mattino di Napoli o Il Messaggero hanno fatto una campagna mediatica non veritiera». Secca la risposta della deputata bergamasca pentastellata Guia Termini: «Ogni volta che ci si sedeva al tavolo per discutere la cosa, i leghisti alzavano il livello di scontro, facendo ripartire da zero le trattative. Noi non siamo contrari all’autonomia, purché ciò non vada contro altre Regioni». «Dicano pure quel che vogliono - ribatte Belotti -, fatto sta che il tema era nel contratto e loro non lo hanno rispettato. Il premier Conte doveva mediare e invece ha solo preso tempo senza decidere. Si sta andando contro la volontà di cinque milioni e mezzo di lombardo-veneti, è vergognoso».

Ma questo, ormai, è il passato. Ora c’è un nuovo Governo, con lo stesso premier ma un nuovo ministro agli Affari regionali e alle Autonomia (il dem Francesco Boccia) e soprattutto nuovi equilibri, ancora da decifrare, tra Cinque Stelle e Pd. «Io sono un governista, nel senso che sono convinto che se si vogliono cambiare davvero le cose l’unico modo è stando dalla parte di chi decide. Detto questo, ammetto che ho paura che questo nuovo Governo dimentichi il Nord»: a dirlo è Dario Violi, consigliere...

 

Articolo completo a pagina 5 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 12 settembre. In versione digitale, qui.

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