Tempi difficili

Il padre contro la figlia leghista e la sua risposta: «Dove sei stato?»

Il padre contro la figlia leghista e la sua risposta: «Dove sei stato?»
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Tempi difficili questi per i rapporti tra padri e figli. L’ultimo episodio salito alla ribalta delle cronache è quello che riguarda Lucia Borgonzoni, deputata leghista e da pochi giorni sottosegretaria al Ministero della Cultura e suo papà Gianbattista, architetto a Bologna. Il fatto scatenante è stato un incontro pubblico in cui la neo onorevole era chiamata a confrontarsi con un personaggio molto autorevole a Bologna, l’arcivescovo Matteo Zuppi, un prelato molto vicino a papa Francesco che lo ha voluto in una diocesi tradizionalmente contrassegnata da vescovi di stampo conservatore.

Zuppi è molto amato per la semplicità dei suoi modi, e per l’implicazione personale in tante situazioni di sofferenza sociale. Lucia Borgonzoni da parte sua è una pasdaran del salvinismo. Quindi facile immaginare che il confronto non sarebbe stato semplice. Ma confronto in realtà non c’è stato per l’onorevole si è dovuta allontanare dal tavolo prima della fine per il sovrapporsi di un altro impegno a Roma: cosa di cui lei, a suo dire, si era scusata in anticipo. A rendere ancor più stretti i tempi è intervenuto anche un ritardo nell’arrivo di monsignor Zuppi. Fatto sta che vedere la giovane sottosegretaria alzarsi dal tavolo senza ascoltare le parole del più anziano prelato è stato visto da molti come un gesto di volgare scortesia.

Il giorno dopo sulla pagina bolognese di Repubblica appariva un appello con molte firme in cui si rendeva pubblico l’episodio e si stigmatizzava l’atteggiamento di Lucia Bergonzoni. Sarebbe rimasto un fatto di cronaca locale se tra la firma non fosse comparsa anche quella di Gianbattista, il padre di Lucia. E così il conflitto tra un papà e sua figlia ha conquistato la ribalta nazionale. Finalmente un padre che ha il coraggio di rimettere sui retti binari sua figlia, in molti hanno pensato. Non se ne vedono tanti di padri così di questi tempi...

 

 

In realtà le cose sono meno lineari. Lo si evince dalle poche righe con cui Lucia ha commentato su Facebook la scelta di suo papà: «Mi chiedo perché devo essere costretta a risponderti qui, mi chiedo perché, invece di rilasciare interviste su di me, io debba avere un padre che non alzi il telefono e mi parli, come farebbe un qualsiasi altro padre in una situazione normale». E poi l’affondo: «Non sono arrabbiata con te», scrive Lucia. «Non sono arrabbiata di certo con una persona che da quando ho sei anni ha di fatto scelto di non frequentarmi. Mi dispiace che tu ti lasci strumentalizzare, questo sì, che usi me come palcoscenico».

E papà Gianbattista come ha reagito? Con una dichiarazione impacciata che davvero è difficile scambiare per un’indicazione educativa. Ha detto: «Il dibattito che investe la politica della Lega verso i migranti e il tuo incontro con l’arcivescovo Zuppi è terreno eminentemente politico. Uscire da questo ambito, per entrare in una logica di vicende famigliari opinabili, è un esercizio che mostra la tua incapacità, spero momentanea, di confrontarsi nel merito». Quindi non è un problema di scortesia verso un’autorità della città e persona più anziana. È un problema di scorrettezza politica. Se siamo in cerca di un papà che sappia strigliare i figli per il lor bene è meglio rivolgersi da altre parti...

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