la smentita

Palazzo Frizzoni contesta i dati sulla mortalità da Pm2.5: «Non sono aggiornati»

Secondo una ricerca olandese a Bergamo e a Brescia si registrerebbe il tasso più elevato in Europa di morti legate al particolato fine. Il Comune specifica che «lo studio si riferisce al database del 2015»

Palazzo Frizzoni contesta i dati sulla mortalità da Pm2.5: «Non sono aggiornati»
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«Lo studio si avvale di dati vecchi di diversi anni, almeno 6 anni, visto che si riferisce al database del 2015. Il trend della qualità dell’aria ha registrato costanti miglioramenti negli anni successivi e il 2015 è inoltre ricordato come un anno particolarmente problematico nel periodo autunnale, con un periodo di assenza di precipitazioni di durata notevolmente sopra la media. La situazione fotografata non è quindi attualizzabile».

Così il Comune di Bergamo smentisce sostanzialmente le conclusioni di una ricerca dell'Università di Utrecht, finanziata dal ministero per l'Innovazione spagnolo e dal Global Health Institute, in cui si evidenziava come la nostra città e quella di Brescia presentassero il tasso di mortalità legato al particolato fine, il Pm2.5, più alto in Europa.

Bergamo, così come il Comune di Brescia, evidenzia che lo studio non usa in apparenza dati sanitari, ma è di tipo modellistico, il cui obiettivo principale è quello di sottolineare l’importanza di adottare valori limite sempre più bassi per ridurre la mortalità generale e non di rilevare la mortalità reale nel territorio. Infatti, riporta il numero teorico, calcolato matematicamente, di decessi evitabili se si adottassero limiti di legge costantemente al ribasso.

«La qualità dell’aria di Bergamo non è certamente esente da critiche – sottolinea Palazzo Frizzoni in una nota - ma i recenti monitoraggi sulla qualità dell’aria eseguiti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa) hanno evidenziato il miglioramento progressivo e costante, dei dati relativi il territorio; un fatto confermati dal recente “tavolo aria” indetto da Regione Lombardia».

Tra l’altro i dati del 2020, pur nella loro unicità in termini di mobilità personale, non si discostano dal trend storico, a riprova del fatto che il particolato è ricollegabile a molti fattori concorrenti: non solo i trasporti, ma anche il riscaldamento, l’agricoltura, o l’attività industriale.

Il Comune di Bergamo è anche parte attiva, insieme alle Regioni e al Governo, nell’elaborazione di una strategia integrata e multisettoriale che dovrà essere applicata all’intero bacino padano intero, come l’accordo in essere tra le Regioni ha definito. «Crediamo sia fondamentale dare applicazione il prima possibile, compatibilmente con la gestione della pandemia, a tutte le forme di incentivi per favorire una transizione ambientale ampia – continua il comunicato -. Sostegno del trasporto pubblico, disincentivo all’uso di mezzi inquinanti, bonus del 110%, rinnovo delle caldaie, regolamentazione delle pratiche agricole».

«Negli ultimi anni – conclude il Comune di Bergamo – si è dato vita a numerose iniziative per ridurre l’inquinamento atmosferico, come l’individuazione e l’incentivo alla rottamazione della caldaie a gasolio in città (ormai un numero esiguo), il progetto di monitoraggio e informazione alla cittadinanza BergamoRespira, azioni per disincentivare l’utilizzo del mezzo privato e molto altro, dimostrando di aver già messo in campo diverse azioni tra quelle auspicate dallo studio dei ricercatori olandesi».

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