Denunciato

Paolo Corna (che uccise il figlio) viola i domiciliari a Bottanuco per «una passeggiata»

Fermato dai carabinieri dopo un’uscita non autorizzata, ora rischia un aggravamento della pena. Il 78enne a processo il 20 ottobre per evasione

Paolo Corna (che uccise il figlio) viola i domiciliari a Bottanuco per «una passeggiata»
Pubblicato:

Sabato 2 agosto, i carabinieri della stazione di Capriate si sono presentati a casa di Paolo Corna, a Bottanuco, per verificare il rispetto degli arresti domiciliari, ai quali è stato condannato (nove anni e quattro mesi) lo scorso 7 ottobre per l’omicidio del figlio Giambattista, ma non lo hanno trovato. Poco dopo, l'uomo è rientrato e le forze dell’ordine lo hanno arrestato per evasione.

L'anziano (78 anni) ha spiegato che l’allontanamento era motivato dalla volontà di fare una «passeggiata dopo essere sceso a prendere la posta, come faccio altre volte». Un comportamento che quindi, secondo le sue dichiarazioni, si sarebbe verificato anche in passato negli orari autorizzati. Il problema è che il sabato pomeriggio non rientra tra questi ultimi: Corna può allontanarsi dall’abitazione soltanto il martedì.

La violazione delle prescrizioni

Per qualsiasi deroga alle condizioni degli arresti domiciliari serve una specifica approvazione preventiva del giudice, che in questo caso non c’è stata. Nonostante l’arresto per evasione, il giudice non ha però disposto alcun inasprimento delle misure restrittive. La decisione è stata rinviata all’udienza fissata per il 20 ottobre, quando sarà valutato se l’episodio inciderà sull’esito del precedente giudizio e sulle condizioni detentive dell’uomo.

L’omicidio nel settembre 2023

L'omicidio di cui Corna si è reso colpevole risale al 3 settembre 2023, dopo un’ennesima lite familiare. Giambattista, 54 anni, ex tossicodipendente con problemi di alcolismo, aveva chiesto ai genitori venti euro in più rispetto a quelli già ricevuti. I Corna gestivano lo stipendio del figlio e quel giorno si erano rifiutati di dargli altro denaro.

La reazione del figlio, detto Tita, era stata violenta: aveva dato in escandescenze, litigato con il padre, spinto la madre e messo a soqquadro la casa. Paolo Corna aveva quindi raggiunto il figlio in camera impugnando un coltello e lo aveva poi colpito tre volte all’addome, uccidendolo.

Secondo la Corte d’Assise, l’omicidio sarebbe maturato da «un sentimento di esasperazione, paura, impotenza, ineluttabilità e totale solitudine di fronte alla drammatica e dolorosa situazione familiare». Una condizione che si trascinava da decenni: Giambattista faceva uso di droghe dai 14 anni e più volte era stato violento con i familiari.

La condanna e le attenuanti

Per l’omicidio, la Corte d’Assise ha condannato Corna a nove anni e quattro mesi di reclusione, una pena sensibilmente inferiore ai ventuno anni chiesti dalla pm Letizia Aloisio. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche per l’età avanzata, il fatto che fosse incensurato, l’immediata ammissione di colpa e il versamento di 40 mila euro di risarcimento al nipote, figlio di Giambattista.

Determinante è stata l’attenuante della provocazione per accumulo, legata non solo agli eventi del giorno dell’omicidio, ma alle frustrazioni accumulate negli anni. L’attenuante è stata ritenuta prevalente sull’aggravante del legame di parentela, come aveva chiesto il difensore dell’imputato, l’avvocato Barbara Bruni. Inoltre, il quadro psicologico di Corna aveva influito sulla sentenza, in quanto, dopo l’omicidio, aveva tentato il suicidio in cella.