Papa Francesco taglia le diocesi (anche quella dell'altro Francesco)

Meno male che Francesco (quello d’Assisi, che in realtà si chiamava Giovanni e divenne poi noto come santo) è passato fra noi anni fa, perché se fosse nato oggi non troverebbe poi il vescovo a coprirlo col suo manto quando si spogliasse nudo nella piazza della sua città per annunciare la rinuncia all’eredità del padre, Pietro Bernardone, nonché agli altri beni del mondo. L’altro Francesco infatti (quello papa) ha deciso di abolire la diocesi di Assisi, già accorpata con quella di Gualdo Tadino e Nocera Umbra e adesso destinata a scomparire.
Non è valso a queste gloriose città nemmeno il fatto di comparire in un canto dantesco (l’undicesimo del Paradiso) per essere depennate dall’Annuario Pontificio: troppo pochi gli abitanti (88 mila) per poter mantenere un vescovado. Ce ne vorrebbero almeno 90 mila, tetto minimo per salvarsi secondo la riforma annunciata da tempo i cui dettagli sono stati riportati dal Fattoquotidiano. Quella di Assisi non sarà la sola diocesi ad essere cancellata: delle attuali 236 ne resteranno infatti operative solo 200. Non ci sarà più la sede di San Marino - Montefeltro, sparirà quella di Ischia coi suoi 48 mila abitanti.
Trattandosi si notizia che riguarda l’Italia è stato inevitabile il riferimento alla spending review in atto nel paese, e qualcuno ha già fatto notare che da questo punto di vista l’azione del pontefice appare più veloce ed efficiente di quella dei nostri governanti. Stesso confronto era stato operato dal premier Renzi in relazione alle elezioni: pochi giorni di Conclave erano stati sufficienti per capire chiaramente chi avrebbe comandato e chi aveva perso. Ma forse il paragone può esaurirsi qui. La preoccupazione del papa, prima che finanziaria, sembra infatti pastorale.
È vero che che il taglio delle diocesi può sembrare semplicemente “lineare”, nel senso che verrebbe operato in maniera indiscriminata sulla base del numero di abitanti (restano solo quelle superiori ai 90 mila), ma il riferimento alla popolazione civile potrebbe essere un dato fuorviante. Il numero dei fedeli non coincide infatti quasi mai - anzi: mai - con quello dei residenti in un determinato territorio, e per quanto l’azione del vescovo si rivolga al territorio nella sua generalità, la sua azione pastorale - in caso di forte discrepanza numerica fra ciò che è civile e ciò che è religioso - rischia di essere destinata a un numero assai piccolo di persone.
Bisogna poi tener conto del fatto che la prossimità geografica non ha oggi un peso nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva anni fa. Il termine “parrocchia”, l’entità territoriale che ha funzionato egregiamente per duemila anni, indica una prossimità di abitazione (parà-oikéo, abito vicino) che non coincide più con la prossimità che nella Chiesa vivono gli appartenenti alle diverse congregazioni, ai movimenti, agli antichi ordini.
La decisione di mantenere sul territorio punti di riferimento visibili, ma più “leggeri” rispetto all’amministrazione e nello stesso tempo più agili e più impegnati nel coordinamento delle opere di carità pensiamo che abbia tenuto conto del mutamento radicale nella nozione di “luogo” che si è verificato in questi ultimi anni.
Francesco (quello già santo da anni) chiamava “luogo” il convento, ossia l’ambito fisico di riferimento per i suoi frati che, però, continuavano a spostarsi incessantemente nel mondo. E fu una rivoluzione, rispetto al modello della parrocchia e alla stabilità richiesta dalla regola di san Benedetto, per la quale i monaci che entrano in un’abbazia vi resteranno per sempre.
Francesco (quello non ancora) è probabilmente più avanti dei nostri governanti non soltanto perché è in grado di prendere decisioni più rapide, ma anche (noi pensiamo soprattutto) perché ha capito meglio e più in profondità i mutamenti in atto nel mondo e nelle persone, che si sentono - e sono in realtà - più vicine tra loro quando comunicano con WhatsApp e si incontrano a metà strada tra Catania e Rocca di Papa che non quando si trovano con altri in una chiesa qualunque dopo aver cercato sul sito della diocesi l’orario delle messe ad una certa ora.
La Chiesa spenderà dunque forse meno. Ma è molto probabile che l’esperienza dei fedeli ne guadagnerà in verità.