Il retroscena

Parcheggio alla Fara, Gori paga l'errore che fece la Giunta Tentorio

Parcheggio alla Fara, Gori paga l'errore che fece la Giunta Tentorio
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Vignetta in apertura di Luca Nosari

 

Quindici pagine scritte in “legalese” stretto, su carta intestata e inviate in quel di Palazzo Sciarra, Roma, il 18 ottobre scorso per rispondere alla dura richiesta di chiarimenti che poco meno di un mese prima l’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) aveva fatto pervenire in piazza Matteotti circa il tanto discusso parcheggio alla Fara. L’ente guidato fino a luglio da Raffaele Cantone non era stato morbido: nella relazione parlava di ritardi «ingiustificati» e «gravi», di «specifiche violazioni», di danni «immediati alla collettività». Tutte responsabilità principalmente imputabili alla società concessionaria dei lavori, la Bergamo Parcheggi, ma che vedrebbero il Comune reo di una colpa grave: non aver «contrastato efficacemente» queste condotte.

 

 

Il peccato originale. Va detto che, alla base di tutto, c’è sicuramente un elemento che potrebbe essere definito il “peccato originale” dell’intera vicenda. Ovvero il fatto che nel 2004, quando è iniziato l’iter per la costruzione del parking, il Comune scelse come società a cui affidare l’opera la Bergamo Parcheggi, costituita dall’unione di diverse società tra cui anche la Atb, società partecipata dal Comune stesso. Quella decisione, per quanto legittima essendo la Bergamo Parcheggi una società privata a tutti gli effetti, ha comunque creato una sorta di vulnus comunicativo. In altre parole, il rischio di cadere in un apparente conflitto d’interessi, per il Comune, era dietro l’angolo. E la cosa è puntualmente successa, perché ogni decisione presa da Palazzo Frizzoni in questi anni, e non condivisa da qualcuno, è stata attaccata proprio perché ritenuta figlia di quella commistione. E la Giunta Gori, pur difendendo sempre le decisioni prese in questi anni sul tema parcheggio alla Fara, ha anche più volte sottolineato come, se si potesse tornare indietro, probabilmente avrebbe preso decisioni ben diverse.

I tre nodi contestati. Fatta questa premessa, va detto che Palazzo Frizzoni non ha preso proprio benissimo la lettera dell’Anac. E non tanto per il contenuto e le dure accuse ivi contenute, quanto perché si trattava di annotazioni che erano già state fatte in passato e che, a parere del Comune, erano già state chiarite. Perché, allora, ripresentarle? La risposta è ben più banale di quel che si possa pensare: semplicemente in estate è cambiato il funzionario che segue il caso e il nuovo è come se avesse fatto ripartire l’iter dall’inizio. Nonostante il “fastidio” di doversi mettere nuovamente al lavoro su un tema che si pensava chiuso (o quasi), il Comune ha comunque tentato di rispondere quanto più efficacemente possibile a tutti e tre i punti nodali delle contestazioni, ovvero i ritardi, le ricadute economiche sulla collettività e le responsabilità di Bergamo Parcheggi.

 

 

La risposta sui ritardi. Che ci siano stati dei ritardi è indubbio. In primis nella fase di progettazione, che doveva durare 180 giorni ed è invece durata addirittura tre anni. Su questo punto, il Comune ha spiegato all’Anac di non aver rinunciato alle penali per quel ritardo, semplicemente attende che l’opera sia finita per poi potersi rivalere. Circa i ritardi conseguenti alla frana del 2008, invece, Palazzo Frizzoni poteva ben poco: sebbene il cantiere non sia mai stato sequestrato, è anche vero che l’apertura dell’inchiesta per appurare le responsabilità di quanto accaduto non permise la rimozione del...

 

Articolo completo a pagina 6 di BergamoPost cartaceo, in edicola fino a giovedì 7 novembre. In versione digitale, qui.

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