Se pensate di fare nottata sui libri sappiate che è un grosso errore
È abitudine comune, fra gli studenti di ogni ordine e grado, passare le notti che precedono una prova o un esame importante sui libri. Niente di più sbagliato però, poiché privarsi del sonno avrebbe gli stessi esiti negativi di una bevuta colossale, oppure di un abuso di sostanze. Lo afferma uno studio americano che ha coinvolto un gruppo di universitari e condotto dal Center for College Sleep dell'Università di St. Thomas a Saint Paul, in Minnesota, poi pubblicato sulla rivista scientifica Sleep Health. Gli studenti coinvolti hanno visto calare drasticamente performance, risultati accademici ed energie proprio a seguito di una privazione del sonno.
Bei voti addio! Se pensate di essere nel giusto passando le notti che precedono un esame svegli a studiare o in preda all'ansia, be', vi sbagliate di grosso. Con questa strategia infatti, ahimè, si resta un passo indietro con gli esami e i risultati delle performance conseguiti. Perché la mancanza del sonno, o comunque di ore dormite adeguate, avrebbe sul cervello e le sue capacità di concentrazione, attenzione, memoria e rendimento, gli stessi esiti nefasti di un uso/abuso di alcol, droghe o altre sostanze. Lo avrebbe dimostrato lo studio sopracitato condotto fra le matricole, le quali, al momento dell’ingresso all’università, vengono informate su diversi effetti collaterali legati all’ambiente universitario (stress, mobbing e stalking, sesso e relazioni violente o pericolose), ma non sull’importanza del riposo e sulla corretta igiene del sonno.
La ricerca. Lo studio parla chiaro: gli studenti che dormono poco calano in rendimento e prestazioni, in media di 0,02 nel punteggio finale per ogni notte della settimana passata insonne, con il rischio nel dieci per cento dei casi di abbandonare persino i corsi accademici. Sono i risultati di una indagine del 2009, ma pubblicata nel 2018, su oltre 55.300 studenti universitari che avevano un punteggio medio di 3,21 GPA (il Grade Point Average, una scala di valutazione che va da 0 a 4) e circa 2,4 notti a settimana di sonno disturbato. Fra questi, il rischio di perdere un appello e quindi la possibilità di non dare l’esame era superiore del 14 per cento fra gli iscritti del primo anno. La causa di questo calo sono gli effetti collaterali. La privazione del sonno avrebbe ripercussioni sul cervello e l’organismo simili a quelle indotte da altre sostanza pesanti, come l’alcol assunto a livelli sproporzionati, il cosiddetto binge drinking (bicchieri bevuti in quantità a distanza ravvicinatissima), o il consumo di droghe. Ma non solo: le notti insonni stimolerebbero con maggiore frequenza anche lo sviluppo di stati di ansia, depressione e malattie fisiche. Secondo i ricercatori americani, prestazioni accademiche peggiori si registrerebbero solo con disturbi dell’apprendimento, depressione o ansia conclamati. Invece prepararsi e predisporsi allo studio riposati e rilassati aiuterebbe a impegnarsi e risolvere problemi, anche complessi, in modo molto più efficiente.
Beata ignoranza. I giovani spesso sottovalutano l'importanza del sonno, anche e soprattutto per il loro libretto universitario; infatti dalla ricerca si evidenzia che i ragazzi che si inscrivono al primo anno di università vengono ragguagliati, nell’83 per cento dei casi, su questioni amministrative e frequenze relative ai propri piani di studi, su possibili rischi o implicazioni legati alla salute come lo stress, l’eccesso di sostanze, l’importanza del sesso sicuro e la tutela da relazioni violente, mentre nulla viene detto loro sul "fattore sonno". Che però, oggi è scientificamente dimostrato su grandi numeri almeno tra gli studenti up-graded, può contribuire a compromettere concentrazione e memoria, qualità invece essenziali per l’apprendimento. Tanto che, a conclusione, i ricercatori suggeriscono a tutti gli studenti sane e rilassanti dormite, lunghe tra le 7 e le 9 ore a notte. Pena un flop alla prova d’esame: meglio non correre il rischio e, sul libro, farci una dormita e non nottata.