Tra limiti giuridici e avanguardia

«Tu parli la nostra stessa lingua» Oggi Google assume così

«Tu parli la nostra stessa lingua» Oggi Google assume così
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Chi cerca lavoro, soprattutto in questi ultimi tempi, è abituato ad avere a che fare con i metodi di reclutamento più disparati: domande bizzarre, colloqui di gruppo, richieste molto personali e prove sotto stress di ogni tipo sono solo alcune delle “torture” a cui ci si deve sottoporre per essere presi in considerazione da una grande azienda. Ma le menti del reparto di HR (Human Resources, le nostre Risorse Umane) di Google hanno messo a punto un sistema ancora più personalizzato di selezione, che include ogni utente di internet. In questo modo il colosso di Mountain View si garantisce una possibilità di selezione che ricopre potenzialmente più di metà della popolazione mondiale, per assicurarsi i profili più adatti per l’azienda. Anche se questa pratica non sembra rispettare il fair play nei confronti delle altre aziende…

 

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[La misteriosa finestra che si è aperta a Max Rosett mentre navigava]

 

La storia di Max Rosett. A far emergere le nuove strategie di reclutamento di "big G" è stata la testimonianza di Max Rosett, uno tra gli ultimi assunti della grande azienda californiana. «Tre mesi fa io non pensavo di essere pronto per lavorare a Google. Ma Google non la pensava così». È l’inizio del racconto riportato sul sito The Hustle, che prosegue narrando l’insolita vicenda. Max stava frequentando un corso di specializzazione in ingegneria informatica e durante la ricerca per il progetto a cui stava lavorando si è trovato a googlare la striscia “python lambda function list comprehension” e a scorrere i risultati principali della ricerca. All’improvviso sulla pagina è apparsa una finestra con scritto: «Stai parlando la nostra lingua. Sei pronto per una sfida?». Max, di fronte alla scelta, non ha esitato e ha cliccato sì. Sulla schermata è comparso un problema da risolvere, con un timer di 48 ore. In breve tempo Max ha risolto il problema e i quattro successivi che gli sono stati posti. Nelle due settimane seguenti gli sono state poste altre cinque sfide, tutte superate. Al termine di questo processo, gli è stata data la possibilità di inserire i suoi dati ed è stato contattato da un recruiter. Dopo una serie di prove nella sede di Mountain View è stato finalmente assunto.

Un test anonimo. La strategia di Google risulta chiara da questo racconto. Digitando nel motore di ricerca una serie di parole chiave, che hanno a che fare coi codici di programmazione Python e Java, si attivano le spie che segnalano la presenza di un soggetto potenzialmente adatto al profilo richiesto. A questo punto il soggetto viene messo alla prova, senza ricevere nessuna informazione riguardo a quello che sta facendo. Se riesce a superare la prova preliminare, gli viene concesso di accedere al colloquio vero e proprio. Questa pratica sembra essere appena entrata in vigore, poiché Max parlandone con gli amici e coi colleghi di Google ha riscontrato reazioni sorprese e incerte. Nessuno di loro ne aveva ancora sentito parlare.

 

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Luci e ombre di questo metodo. Al di là della brillante idea a cui va senz’altro riconosciuto merito, questa vicenda evidenzia anche una pratica non pienamente corretta. Google, per ricercare il personale, si serve di dati che in teoria dovrebbero essere protetti da norme di tutela della privacy e che potrebbero essere usati (anzi, sicuramente lo sono) anche per altri scopi. Inoltre si avvantaggia sulle altre aziende selezionando da un bacino di utenza pressoché sterminato, senza tener conto di chi abbia fatto richiesta o meno di una posizione lavorativa. Dall’altro lato, invece, questo sistema consente di selezionare il personale valutando unicamente le abilità richieste, senza cadere in nessun pregiudizio dovuto alla posizione sociale, alla cultura di appartenenza o all’aspetto. In ogni caso ancora una volta l’America presenta una soluzione innovativa e all’avanguardia che, ai limiti delle norme giuridiche, consente di porsi in vantaggio rispetto a tutti nell’assunzione dei giovani più preparati e intraprendenti.

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