Per fare un Leicester serve lo stadio E Sassuolo è messo meglio di noi
La vittoria della Juventus nella finale di Coppa Italia ha regalato il trofeo ai bianconeri ma anche, di riflesso, la qualificazione ai preliminari di Europa League al Sassuolo del patron Squinzi. A poche settimane dalla grandiosa impresa del Leicester in Premier League - una delle pagine più belle della storia del calcio mondiale di sempre -, la sensazione dei tifosi di squadre medio piccole che quando meno te lo aspetti si possa vivere un sogno si è fatta più concreta e forte. E spesso, in queste settimane, si è sentito parlare del Sassuolo - sesto posto in classifica e 61 punti conquistati - come la candidata numero uno, in Italia, a ripercorre l'immensa avventura degli omini blu di Ranieri.
Detto in maniera più cruda, i neroverdi emiliani stanno facendo “rosicare”, e non poco, tantissimi calciofili nostrani. Sui social e attraverso i commenti registrati dal portale www.atalantini.com, a Bergamo c’è grande dibattito tra chi vorrebbe subito assomigliare al Sassuolo e chi critica la proprietà Percassi per non aver ancora alzato la famosa asticella. Una buona occasione per fare un po’ di chiarezza, perché ci sono dettagli oggettivi e determinanti che forse sfuggono a molti ma che non si possono dimenticare. Soprattutto, lo stadio: il Sassuolo può giocare a Reggio Emilia le gare di Europa League, l’Atalanta a Bergamo non può farlo.
Il Mapei Stadium è pronto per l’Europa. Il Sassuolo Calcio è di proprietà dal 2002 di Giorgio Squinzi, grande imprenditore a capo della Mapei, colosso che fattura circa 2 miliardi di euro l’anno nel campo dei prodotti chimici per l’edilizia. La promozione in serie A della squadra emiliana è avvenuta nella stagione 2012/2013 e a dicembre dello stesso anno Squinzi acquistò attraverso la stessa Mapei (quindi non con il Sassuolo Calcio) l’impianto di Reggio Emilia per circa 3,7 milioni di euro. L’operazione fu possibile perché l’impianto già della Reggiana (si chiamava stadio Giglio) era entrato nel fallimento della vecchia società. Squinzi prese tutti in contropiede lasciando parecchi malumori, in quanto il comune di Reggio Emilia e i tifosi della Reggiana avevano già programmato di ricomprare lo stadio all’asta. I lavori di “ammodernamento” richiesero solo alcune tinteggiature, la sistemazione degli spogliatoi e nuovi arredi nella pancia della tribuna centrale. Praticamente, il Sassuolo Calcio si è ritrovò con lo stadio nuovo (non di proprietà ma comunque a disposizione) e nessun ostacolo per provare davvero a coltivare i sogni europei: per chi non lo sapesse, a Reggio Emilia il 26 maggio si gioca la finale di Champions League femminile, a dimostrazione di come l’impianto sia in linea con le esigenze della Uefa per competizioni internazionali.
L’Atalanta, oggi, giocherebbe a Modena. Il discorso stadio relativo all’Atalanta è molto diverso rispetto da quello del Sassuolo. La società nerazzurra, ormai da qualche anno, prepara la documentazione con cui va richiesta la licenza Uefa, indicando come sede per le partite interne lo stadio Braglia di Modena. La richiesta deve essere inoltrata ad inizio stagione, ci sono una serie di parametri importanti per ottenere il via libera e ogni anno vengono rispettati, a testimonianza di come i conti e tutti i requisiti siano a posto: il Genoa, tanto per fare un esempio, nelle ultime due stagioni non ha avuto il via libera dall’Uefa.
Qualche tifoso si chiede: visto che il Milan non si è qualificato alle Coppe, non sarebbe stato possibile giocare a San Siro? No, perché se la richiesta iniziale per la partite interne è lo stadio Braglia di Modena, si deve giocare lì. E la scelta, a ogni inizio stagione, ricade su quell’impianto perché è il più vicino a disposizione. La stagione prima del fallimento, il Parma aveva grossi problemi sia di tasse non versate che di stadio (il Tardini non è completamente a norma per giocare in Europa) e venne fatto un tentativo per giocare a Modena che fallì proprio per una questione di tempi.
Serve l’acquisto dello stadio: l’Uefa va giocata a Bergamo. Spiegata la differenza fondamentale tra Atalanta e Sassuolo in tema di stadio, ragioniamo un attimo sul progetto a medio termine della Dea. Il bando per l’acquisto dello stadio è ormai imminente, si parla del mese di ottobre. Il presidente Percassi e la società hanno intenzione di acquistare l’impianto e nel giro di 3 anni completare i lavori per una cifra che varia dai 25 ai 30 milioni di euro. Calendario alla mano, c’è una data da cerchiare in rosso: con la Curva Pisani rifatta nell’estate 2017 e la Morosini rifatta nell’estate 2018 è plausibile pensare che dalla stagione 2019/2020 l’impianto sia completamente a norma Uefa e quindi si possa veramente alzare la famosa asticella. Perché di giocare a 200 chilometri da Città Alta (che fanno 400 tra andata e ritorno) interessa a pochi, e vuoi mettere la passione che ribolle dentro al Comunale con le Curve attaccate al campo?
Dunque, i tifosi della Dea devono pazientare ancora qualche anno e remare tutti dalla stessa parte per centrare sempre la salvezza e garantirsi continuità nella massima serie. La favola del Sassuolo (in tre anni dalla B alla qualificazione europea) è tanto bella da raccontare quanto particolare per la sua unicità. L’Atalanta ha 109 anni di storia, una proprietà solida e anche se la potenza economica non è al momento quella di Squinzi e della Mapei (ricordate Consigli? Lasciò la Dea per andare al Sassuolo dove guadagna il doppio e per un anno in più rispetto a quanto incassava a Bergamo), nessuno ha voglia di gestire la società orobica al risparmio e senza nessuna prospettiva di crescita. Serve pazienza, servono conti in ordine e soprattutto serve lo stadio di proprietà per iniziare: bastassero due mani di vernice e qualche poltrona nuova nella zona vip, sarebbe tutto molto più facile.