Annuncio di ricercatori californiani

Per la diagnosi dei tumori basterà una goccia di saliva

Per la diagnosi dei tumori basterà una goccia di saliva
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Una goccia di saliva, 10 minuti di tempo e solo 20 dollari: sono questi gli "elementi chiave" che nell’arco di poco più di quattro anni potrebbero permettere di diagnosticare precocemente, in modo semplice e accurato un tumore, in particolare del polmone o del pancreas. A mettere a punto questo test, ovvero la "biopsia liquida" così definita perché l’esame si effettua appunto su liquidi corporei, sono stati alcuni ricercatori dell'Università della California di Los Angeles, che hanno presentato il prototipo al convegno dell'Associazione americana per l'avanzamento delle scienze.

 

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Cercare frammenti di dna tumorale non nei tessuti, ma nei fluidi del corpo, come nella saliva o nel sangue, è la strategia diagnostica più promettente per scovare la presenza di tumori difficili, quelli cioè che non hanno screening di diagnosi precoce e che potrebbero essere dunque localizzati in uno stadio già avanzato, quali il tumore del polmone o di altri tessuti molli come il pancreas. Il test può essere considerato a tutti gli effetti una biopsia, pari a quella che viene tradizionalmente eseguita su un campione di tessuto, che presenta però notevoli vantaggi. Ovvero non è invasiva, non causa alcun dolore e non richiede alcuna operazione chirurgica seppur minima; costa relativamente poco (in America all’incirca 20$); è rapida perché consente di avere il risultato positivo o negativo in un tempo massimo di 10 minuti contro le due settimane di una classica biopsia tissutale; è facile da utilizzare perché basta raccogliere un campione di saliva prelevabile ovunque, in uno studio medico come al domicilio; è eseguibile da chiunque, dal medico dal farmacista o dal paziente stesso; può essere utilizzata per rilevare la presenza di un tumore in fase iniziale, dà cioè una risposta attendibile sull’eventuale malattia tumorale non appena questa si dovesse manifestare, e non soltanto per scoprire la diffusione della malattia come avviene per le metodiche attuali. La "biopsia liquida" al momento è solo un prototipo e bisognerà attendere l’approvazione della Food and drug administration americana, l'agenzia che regola i farmaci prima di utilizzarla nella normale pratica clinica. I ricercatori sono fiduciosi e contano in una risposa entro un paio di anno, rendendo quindi disponibile il test liquido, almeno nel Regno Unito, entro 4 anni.

 

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Una biopsia affidabile, con una accuratezza del 100%, dicono gli esperti. Almeno per quanto riguarda il tumore del polmone su cui è stata testata, a tal punto che dovrebbe partire una sperimentazione clinica a breve in Cina. La "biospia liquida" va considerata però come un esame di supporto, deve cioè essere affiancata da altri strumenti diagnostici. Ad esempio, il test sulla saliva può confermare la diagnosi di tumore di un nodulo polmonare sospetto rilevato con una tac o altri esami radiologici. La speranza dei ricercatori è di utilizzare il test, oltre che per il polmone, anche per i tumori del pancreas o di poter sviluppare un test in grado di rilevare contemporaneamente la presenza di più tumori.

 

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Cosa si sta facendo in Italia e nel mondo. Si lavora alacremente ovunque sulla possibilità di sviluppare biopsie liquide per diagnosi precoci. Anche in Italia, in particolare all'Istituto oncologico veneto (Iov) dove, invece che sulla saliva, si sta puntando tutto sul sangue. Il progetto Cancer-Id, che è italiano nonostante il nome inglese, ha lo scopo di individuare nel sangue, appunto, nuovi marker tumorali che consentano di evitare la biopsia, ma anche di monitorare nel tempo la riduzione o l’evoluzione della malattia e la risposta terapeutica. Invece al National Cancer Institute, negli Stati Uniti, è stato messo a punto un test, ancora una volta sul sangue, capace di prevedere la ricomparsa del tumore con oltre tre mesi di anticipo rispetto alla tac, e di identificare la risposta della malattia ai trattamenti. Seppure il futuro diagnostico sia molto promettente, gli esperti mettono in guardia dal rischio di ipermedicalizzazione. Ovvero questi esami potrebbero indurre, proprio per la loro potenzialità diagnostica precoce, a trattare senza necessità anche piccolissime lesioni o che non evolveranno mai in seria malattia.

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