Per la Procura fu la colf a spingere Rosanna Aber dalla finestra a Colognola: chiesti 23 anni
Per il pm non può essersi trattato né di incidente domestico, né di suicidio. Il prossimo 21 gennaio interverrà in aula la Difesa
La Procura di Bergamo ha chiesto 23 anni di carcere per omicidio volontario aggravato e furto aggravato per K. M., giovane ucraina di Scanzorosciate.
Attualmente ai domiciliari, la 28enne è finita all'attenzione delle cronache in quanto accusata di aver buttato giù dalla finestra, il 22 aprile 2022, dal quarto piano di una palazzina in via Einstein a Colognola, Rosanna Aber, la 77enne per la quale lavorava come colf.
La richiesta dell'Accusa
Oggi (martedì 26 novembre), come riportato da L'Eco di Bergamo, il pm Guido Schininà ha ribadito la versione per cui sarebbe stata l'imputata a spingere l'anziana, una volta che lei aveva scoperto gli ammanchi sul suo conto corrente e aveva deciso di affrontare la ragazza. La quale, per evitare problemi con la giustizia e con il rinnovo del permesso di soggiorno, che era in corso proprio in quel periodo, avrebbe deciso di ucciderla per evitare che i suoi furti arrivassero alle autorità.
La pena richiesta è la somma dei 22 anni per l'assassinio della Aber e un altro anno per i prelievi, fatti con il bancomat sottratto di nascosto alla vittima, per un totale di duemila euro. Un gesto sconsiderato quest'ultimo dovuto, su ammissione della stessa M., ai suoi problemi di ludopatia, che l'avevano porta nel corso del tempo a chiedere anche soldi, con varie giustificazioni, a conoscenti e l'avrebbero portata a commettere pure qualche furtarello, da altre parti, sul posto di lavoro.
Dinamiche e racconti contrastanti
L'ipotesi dell'incidente o del suicidio non ha mai convinto gli inquirenti: sulla base della loro ricostruzione, è estremamente difficile che la donna, a quell'età, di bassa statura e con problemi di salute, si sia potuta arrampicare sul davanzale, per pulire la finestra o commettere qualche gesto estremo, e poi buttarsi di sotto. Tra l'altro, di schiena, una dinamica di caduta per una suicida abbastanza singolare secondo l'Accusa.
Non giovano all'imputata nemmeno le diverse e contrastanti versioni che ha fornito alle autorità, perché all'inizio aveva detto a chi era accorso sul luogo dove era caduta la pensionata che lei, al momento del presunto incidente, stava pulendo in bagno, quindi non era in camera da letto, dove è avvenuto il fatto. In seguito, aveva invece detto che era nella stanza, aveva provato a prenderla ma non ci era riuscita. In altre occasioni ancora, aveva tuttavia raccontato di essere in cucina, oppure in corridoio.
Ad appoggiare l'ipotesi del gesto volontario anche l'avvocato dei due figli della Aber, costituitisi parte civile, Alessandro Zonca. I parenti hanno chiesto un risarcimento provvisionale di 416.530 euro ciascuno. Il prossimo 21 gennaio, sarà la volta della Difesa, con gli avvocati Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo a sostenere invece la versione della giovane, che si trova agli arresti domiciliari.