Infanticidi di Pedrengo

Monia Bortolotti non chiamò subito i soccorsi per Mattia. Battiti registrati da un dispositivo sottopelle

I pediatri del Papa Giovanni, dopo il caso della sorellina Alice e il precedente ricovero, l'avevano impiantato al piccolo

Monia Bortolotti non chiamò subito i soccorsi per Mattia. Battiti registrati da un dispositivo sottopelle
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La madre del piccolo Mattia, Monia Bortolotti, non avrebbe chiamato subito i soccorsi quella mattina a Pedrengo, dopo che il cuore del neonato era andato in affanno.

Il dispositivo sottopelle

Secondo l'ipotesi della Procura, riportata oggi (giovedì primo febbraio) dal Corriere Bergamo, lo avrebbe fatto solo dopo quindici o venti minuti, con un ritardo che per gli inquirenti sarebbe sospetto. A disposizione della pm Maria Esposito e dei carabinieri di Bergamo ci sono infatti i due orari di chiamata dei soccorsi e quello della morte del bambino.

Quest'ultimo è stato fornito da un dispositivo sottocutaneo, che i medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII avevano impiantato al piccolo, dopo che era stato ricoverato lì per più di un mese, in seguito al suo arrivo cianotico il 14 settembre e le dimissioni del 17 ottobre 2022. Un aggeggio in grado di registrare la sua attività cardiaca.

La decisione dei dottori, oltre che per l'episodio precedente, era arrivata dopo il caso della sorellina Alice, morta il 15 novembre 2021, ufficialmente per cause naturali, dato che è stato impossibile effettuare un'autopsia di conferma, a causa dello stato del corpicino. I pediatri volevano tenere sotto controllo la situazione e, dopo la tragedia dell'ultimo nato, avevano consegnato agli investigatori il resoconto dei battiti registrati.

Ricorso per la custodia in carcere

Si tratta di uno degli indizi di colpevolezza, indicati dal gip Federica Gaudino, per motivare la custodia cautelare in carcere di Bortolotti, dopo due mesi passati alla Psichiatria dell'ospedale di Bergamo. una decisione confermata in Appello, ma contro la quale il suo legale Luca Bosisio ha fatto ricorso in Cassazione, per ottenere una misura più lieve, come i domiciliari nella casa del padre della ragazza.

La 27enne, nel frattempo, nega le accuse e ribadisce la versione della morte in culla per Alice e dell'azione colposa per Mattia. All'incidente probatorio, previsto per il prossimo 9 maggio, la perizia richiesta dalla pm sarà esaminata dai due psichiatri nominati dal gip, Patrizia De Rosa ed Elvezio Pirfo, quest'ultimo nominato anche al processo di Alessia Pifferi, la madre accusata di aver lasciato morire di stenti la propria bambina.

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