Che cos'è l'Hajj

Perché alla città santa della Mecca stanno distruggendo la storia

Perché alla città santa della Mecca stanno distruggendo la storia
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Giovedì 24 settembre, La Mecca è stata teatro dell’ennesima tragedia in occasione dell’Hajj, il tradizionale pellegrinaggio verso la città santa islamica. 717 morti e 800 feriti causati dalla calca; dal 1990 a oggi sono circa 3mila le persone morte alla Mecca in occasione della festività. Quest’anno la tragedia è avvenuta nella zona di Mina, a circa 15 chilometri dalla Mecca e teatro di uno dei riti legati all’Hajj, ovvero il Rami al Jimr, il lancio di sette pietre, raccolte durante il pellegrinaggio tra Mina e Muzdalifa, contro una delle tre stele che rappresentano il "iblis" (il diavolo).

 

Mideast Saudi Hajj

 

Cos’è l’Hajj? L’Hajj rappresenta il pellegrinaggio verso la città santa della Mecca che ogni islamico deve compiere almeno una volta nella propria vita. Questo evento religioso si svolge durante il Dhul-Hijjah (appunto “mese dello Hajj“), l’ultimo mese del calendario lunare islamico: i riti principali si svolgono durante un periodo di cinque giorni tra l’ottavo e il dodicesimo giorno del mese. In realtà l’Hajj è un insieme di molti riti che un pellegrino deve compiere una volta giunto alla Mecca. Il più noto di questi è certamente la circumambulazione della Kaaba, luogo più sacro della religione musulmana e struttura in cui è contenuta la Pietra Nera, secondo l’Islam ultimo pezzo rimasto del primo tempio dedicato al culto monoteistico fatto discendere da Dio direttamente dal Paradiso. A porla dov’è oggi, cioè nel cuore della Mecca, sarebbe stato proprio Maometto. Il rito prevede che i fedeli debbano fare sette volte il giro della Kaaba, oggi circondata dalla Grande Moschea della Mecca, e successivamente compiere la preghiera di 2 “rak'a” (genuflessione), davanti al sacro edificio come pure davanti al Maqam Ibrahim, formazione rocciosa usata, secondo le tradizioni, da Abramo per riedificare la Kaaba dopo il diluvio universale, aiutato in ciò dal figlio Ismaele. Tra i riti dell’Hajj c’è anche quello della lapidazione di Satana, cioè Rami al Jimr, che quest’anno ha causato la morte di 717 persone a causa della calca.

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Perché La Mecca è una città santa? Le stime parlano, ogni anno, di almeno 2 milioni di fedeli partecipanti al pellegrinaggio, una cifra che rende bene l’idea di quanto la religione islamica ritenga importante questo rito. Ma perché proprio La Mecca? La città, dal 1925 parte del regno dell’Arabia Saudita, si trova in una stretta valle, a circa 300 metri sopra il livello del mare, a poche decine di chilometri dalla costa occidentale, ed è la città in cui è nato il Profeta Maometto. Inoltre, in una grotta a 3 chilometri dalla Mecca, sarebbe avvenuta la prima rivelazione del Corano al Profeta. Per questo motivo è oggi considerata la città santa per eccellenza dell’Islam e la più importante per la religione musulmana.

Un divieto, che trova origine nel Corano stesso, nega l’ingresso nella città santa ai non musulmani. Nel testo sacro, però, il divieto era limitato alla Grande Moschea, ma nel tempo la sua “ampiezza” è variata diverse volte e oggi non è ben chiaro a quale specifica area debba applicarsi. Nel dubbio, le autorità saudite hanno deciso di negare l’ingresso ai non musulmani in tutta l’area della Mecca e di Medina, con cartelli che lo segnalano anche a diversi chilometri di distanza. Per questo motivo, ad esempio, la Kaaba è sì visibile su Google Maps, ma non con la funzionalità Street View, come del resto tutta l’Arabia Saudita.

 

 

La distruzione della Mecca. Sebbene La Mecca rimanga uno dei luoghi più importanti per la religione e la tradizione della religione islamica, in realtà, dagli anni Settanta, sta vivendo una profonda trasformazione che sta portando alla completa cancellazione della propria storia. Lo raccontava un anno fa, anche con parole molto dure («è una via di mezzo tra Las Vegas e Disneyland»), lo scrittore e studioso esperto di Islam Ziauddin Sardar, che in un articolo per il New York Times spiegava come e perché La Mecca sia cambiata radicalmente negli ultimi decenni. Per capire come la storia stia facendo sempre più spazio al nuovo, basta osservare il quartiere in cui sorgono la Grande Moschea e la Kaaba: se una volta questi edifici storici dominavano l’area, ora, è il complesso dell’Abraj Al Bait a svettare, cioè sette torri con al centro la Torre dell’Orologio del Royal Hotel della Mecca, come spiega Il Post il terzo grattacielo più alto del mondo, con poco più di 600 metri di altezza, terminato nel 2012. Nell’articolo per il New York Times, Sardar spiega che questo agglomerato di «centri commerciali di lusso, alberghi e ristoranti per super-ricchi» domina tutta La Mecca al posto della Grande Moschea e che anche l’orizzonte della città, una volta caratterizzato dalle sagome delle montagne, oggi è invece dominato «dal brutalismo di strutture rettangolari in acciaio e cemento».

 

APTOPIX Mideast Saudi Crane Collapse

 

Sardar non va certo per il sottile e parla di «distruzione della Mecca». O meglio, della sua storia e della sua tradizione. Una distruzione iniziata intorno al 1970, quando i primi edifici storici, risalenti al tempo di Maometto, sono stati rasi al suolo per fare spazio a strutture più moderne e avveniristiche. Le case ottomane, i vicoli medievali, le architetture tradizionali hanno fatto posto (forzatamente) ad alberghi, uffici, centri commerciali e grandi arterie veicolari. Negli anni successivamente neppure i luoghi di culto sono stati salvati da questa distruzione: come racconta Il Post, la casa di Khadijah, prima moglie di Maometto, è stata abbattuta per fare spazio a strutture per i pellegrini (tra cui dei servizi igienici), mentre sopra l’abitazione di Abu Bakr, compagno del Profeta e suo successore come primo califfo, è stato costruito un albergo. Nel luogo in cui si ritiene si trovasse la prima casa di Maometto, invece, il Guardian ha raccontato che oggi c’è una piccola biblioteca e un cartello, su cui c’è scritto, in cinque diverse lingue: “Non esistono prove che il profeta Maometto nacque qui, dunque è vietato farne un luogo di preghiera o di supplica”. Rimane, quindi, solamente la Grande Moschea, anch’essa però al centro di molti lavori di ammodernamento.

Perché tutto questo? Perché si sta distruggendo la storia di La Mecca? Sardar scrive: «I “guardiani” della Città Santa, i governanti dell’Arabia Saudita e i chierici, hanno un odio profondo per la storia». Per loro la storia non è altro che un orpello per intellettuali, mentre la potenza di un Paese si misura nell’elevata modernità delle proprie città. A ciò si può aggiungere che sebbene La Mecca sia da sempre la città santa dell’Islam, in realtà, a differenza di altre importanti città musulmane (Damasco o il Cairo), non è mai stata un centro culturale e di sviluppo del’Islam. Per tutti questi motivi il governo saudita non ha mai guardato all’Hajj come a una tradizione da proteggere, anzi, ha sempre fatto di tutto per renderlo sempre più un «pacchetto turistico in cui ci si sposta da hotel a hotel, e durante il quale raramente si incontrano persone di culture ed etnie diverse. […] La storia non ha alcun significato, e il consumismo è fondamentale».

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