I crediti in sofferenza

Perché anche l'accordo con l'Ue non ha risolto la questione banche

Perché anche l'accordo con l'Ue non ha risolto la questione banche
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Foto: Un momento della manifestazione organizzata dall'Associazione Vittime del Salva-Banche in piazza Santi Apostoli a Roma, 31 gennaio 2016. (ANSA/Massimo Percossi)

 

Il piano per far fronte al momento difficile delle banche italiane ha iniziato a dispiegare le sue prime mosse: dopo più di un anno di trattative, infatti, il Governo ha finalmente raggiunto un'intesa con l'Unione europea, grazie alla quale lo Stato potrà intervenire in aiuto degli istituti di credito, al fine di favorire il processo di vendita dei crediti in sofferenza, senza incorrere nel rischio di operare illegali aiuti di Stato. Una decisione che, per quanto indubbiamente possa smuovere la situazione, a detta di molti analisti non è assolutamente sufficiente a determinare un reale risanamento dei conti bancari italiani. E a subirne le principali e immediate conseguenze, più che i correntisti, è la ripresa dell'economia: vediamo perché.

 

BANCHE: A ROMA NUOVA MANIFESTAZIONE VITTIME SALVA-BANCHE

 

L'origine del problema. La causa dell'attuale crisi del sistema di credito italiano è da ricercarsi nei cosiddetti NPL (non performing loans): si tratta di crediti che le banche non riescono a riscuotere. In pratica, coloro che hanno ricevuto denaro in prestito da un istituto di credito (si parla soprattutto di imprese) si ritrovano a non essere più in grado di restituirli al momento del saldo del debito. Un accumulo di crediti deteriorati genera in una banca le cosiddette “sofferenze”. A voler cercare ipotetici responsabili del crearsi di situazioni del genere, bisognerebbe pescare da ambo le parti: perché se è vero che chi è debitore è tenuto a restituire quanto ricevuto, è anche vero che chi eroga credito deve farlo con criterio, analizzando a dovere le garanzie che il richiedete offre. A rischiare di più, in un panorama del genere, sono naturalmente le banche più piccole, per le quali elevate sofferenze possono alla lunga comportare il fallimento. Al momento, dicono gli analisti, il 17 percento del totale dei crediti delle banche italiane rischia di non essere mai più recuperato.

 

BANCHE: A ROMA NUOVA MANIFESTAZIONE VITTIME SALVA-BANCHE

 

La possibile soluzione. Per far fronte a casi di questo tipo, le banche solitamente adottano due rimedi: aumentare il capitale o vendere i NPL a società di recupero credito. Ora, per quanto riguarda il primo è piuttosto complesso, poiché per aumentare il capitale occorre far entrare nuovi soci, che significa minor potere decisionale per chi c'è già, e oltretutto si tratta di manovre che richiedono diverso tempo, e in questo momento serve agire il più in fretta possibile.

La soluzione che le banche italiane hanno dunque deciso di adottare è la seconda, che però si scontra col più semplice principio del mercato: chi vuol vendere vuole guadagnare il più possibile, chi vuol comprare vuole spendere meno che può. La dinamica, infatti, configura una società di recupero credito che acquista le sofferenze della banca ad un prezzo inferiore al totale del NPL, contando poi di recuperare più di quanto pagato; l'istituto di credito invece, conscio di dover vendere a un prezzo inferiore al reale valore del NPL, cerca di perderci il meno possibile. Ed è qui che il Governo italiano entrerà in gioco, dopo il placet dell'Ue: fungere da ponte fra banche e società di recupero credito, finanziando parte della vendita in modo da non far perdere troppo alle prime e da soddisfare le seconde.

 

BANCHE: A ROMA NUOVA MANIFESTAZIONE VITTIME SALVA-BANCHE

 

Perché le cose non cambieranno troppo. Vi sono molti dubbi a proposito dell'incidenza che questa manovra apporterà, dettati da alcuni vincoli che Bruxelles ha imposto nel dare il via libera all'Italia. Le banche, infatti, potranno sì vendere NPL in cooperazione con lo Stato, ma solo quelli considerati più solidi, ovvero con le maggiori possibilità di recupero. Verranno ceduti, insomma, solo quei crediti che le banche sarebbero con ogni probabilità riuscite a riscuotere già da sé, mentre quelli veramente critici rimarranno dove sono.

L'agenzia di rating Fitch ha commentato il piano dicendo che «la nostra prima impressione è che il meccanismo abbia un impatto limitato sul concreto miglioramento della qualità degli asset delle banche italiane». In altre parole, l'intervento pubblico intaccherà la superficie del problema, ma non risolverà completamente la situazione. In settimana, intanto, le banche italiane hanno perso ancora in borsa, dimostrando che i mercati non sono ancor del tutto convinti della soluzione.

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