Si chiama Fairlife

Perché la Coca-Cola ora produce un nuovissimo super-latte

Perché la Coca-Cola ora produce un nuovissimo super-latte
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Credere nel meglio (#BelieveInBetter) è questo l’hashtag con cui la Coca Cola Company lancia la sua nuova personale sfida. Si chiama Fairlife ed è il nuovo tipo di latte che il colosso delle bevande si appresta a presentare sul mercato nel prossimo mese; il drink avrà il 50 percento di proteine in più e il 30 percento di zuccheri in meno del latte normale ma costerà il doppio, e sarà prodotto, come precisato da un portavoce di Fairlife, da circa 92 aziende agricole sostenibili ed esclusivamente a conduzione familiare con le quali Coca Cola ha stretto degli accordi, in modo che il latte possa essere «ultra-filtrato ed innovativo».

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L’annuncio del prodotto è stato dato da Sandy Douglas, global chief customer officer di Coca Cola, il quale si è dichiarato cosciente del fatto che nel giro di due anni non arriverà «una pioggia di denaro», ma che è parso molto fiducioso sull’utilità che potrà avere Fairlife per lo sviluppo del brand («Quando si lavora bene, il denaro arriva dopo»).

La nascita di quella che è già stata ribattezzata “Milka Cola” testimonia il fatto che l’azienda di Atlanta si sia rivelata molto sensibile alle campagne salutiste della quale è stata oggetto negli ultimi anni, optando per un una bevanda a base di latte vaccino, senza integratori sintetici o ormoni della crescita, ma bensì ricca di proteine e vitamina D. A conferma di ciò, lo slogan From grass to glass (Dall’erba al bicchiere), che ribadisce quello che già viene evidenziato sul sito di riferimento del prodotto: «Coltiviamo la nostra terra per nutrire le nostre mucche e non mescoliamo mai il nostro latte con quello degli altri caseifici».

 

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L’azienda diversifica i prodotti, ma perché? Il tentativo di diversificazione dei prodotti da parte di Coca Cola è figlio soprattutto del calo delle vendita che da nove anni a questa parte riguardano l’azienda americana, “perseguitata” recentemente dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg e dagli abitanti di Berkeley (California), che hanno votato a favore di una tassa sulle bevande zuccherate (un centesimo per ogni lattina), a causa del sempre più crescente problema dell’obesità. Nel corso del 2013 le vendite di Coca Cola sono diminuite del 2% rispetto all’anno precedente, ed ha chiuso il terzo trimestre del 2014 con un utile netto in calo del 14% a 2,11 miliardi di dollari su ricavi in calo a 11,98 miliardi di dollari, tanto che l’amministratore delegato Muthar Kent ha promesso di ridurre le spese di 3 miliari di dollari l’anno entro il 2019.

Dopo i succhi di frutta a marchio Simply, lanciati per la prima volta nel 2001, che hanno avuto un discreto successo, e l’acqua minerale Dasani, sulla quale Coca Cola investe dal 1999 (in risposta all’Aquafina della Pepsi, che invece si rivelò essere un flop), la più famosa multinazionale delle bibite gassate ci riprova con il latte, nonostante i dati della rivista specializzata Dairy Today, che sottolinea come le vendite di latte negli USA siano in calo dell’8% e che la metà degli adulti americani non ne beve, non le diano conforto.

 

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