Perché è crollato il cavalcavia e il rimpallo delle responsabilità

Alle 17.23 di venerdì 28 ottobre, la strada statale Milano-Lecco, all’altezza di Annone Brianza (in provincia di Lecco), è stata teatro di una tragedia. Un cavalcavia su cui stava passando un tir carico di bobine d’acciaio del peso di 70 tonnellate circa è crollato sulla strada sottostante (la provinciale 49), schiacciando alcune auto che stavano passando proprio in quel momento. Il bilancio, ancora provvisorio la mattina di sabato, è di un morto e quattro feriti. La vittima accertata è Claudio Bertini e abitava a Civate, nel Lecchese. Tre dei quattro feriti, tra cui una bambina, non sarebbero in condizioni gravi, ricoverate all'ospedale di lecco in codice giallo. Molto grave, invece, l'autista bulgaro del tir.
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Nelle ore successive alla tragedia, in seguito all'intervento in forza dei soccorritori, Anas ha diffuso un comunicato stampa per spiegare l'accaduto:
«Anas informa che, dalle prime ricostruzioni dei fatti, il cantoniere Anas addetto alla sorveglianza del tratto della strada statale 36 al km 41,900, sul quale alle ore 17.20 è ceduto il cavalcavia n. 17 della strada provinciale SP49, già attorno alle ore 14.00, avendo constatato il distacco di alcuni calcinacci dal manufatto, ha disposto immediatamente la loro rimozione e la parzializzazione della SS36 in corrispondenza del cavalcavia.
Subito dopo il cantoniere, in presenza della Polizia Stradale, ha contattato gli addetti alla mobilità della Provincia di Lecco, responsabile della viabilità sul cavalcavia, e li ha ripetutamente sollecitati alla immediata chiusura della strada provinciale SP49 nel tratto comprendente il cavalcavia. Gli addetti della Provincia hanno richiesto un’ordinanza formale da parte di Anas che implicava l’ispezione visiva e diretta da parte del capocentro Anas, il quale si è attivato subito, ma proprio mentre giungeva sul posto il cavalcavia è crollato».
Successivamente, alle 20.30 circa, Anas ha diffuso un nuovo comunicato stampa per fare il punto della situazione:
«Anas informa che, con i propri operai e con ditte specializzate, sta provvedendo assieme alla Polizia stradale e ai Vigili del Fuoco, al taglio delle travi della campata della Strada Provinciale SP49 ceduta sulla SS36 e sta partecipando alle operazioni di soccorso di quanti sono rimasti coinvolti nel crollo.È inoltre stato confermato che il Tir che è precipitato dal cavalcavia della strada provinciale SP49 era un trasporto eccezionale di notevole ingombro e peso autorizzato dalla Provincia di Lecco. Non risulta ancora verificato il peso effettivo del mezzo. Il cavalcavia era stato realizzato tra gli anni Sessanta e Settanta dalla Provincia di Como»
Mentre le notizie si rincorrevano su media locali, nazionali e social, diffondendo immagini e video da film apocalittico, ci si è iniziati a chiedere come sia stato possibile che un cavalcavia crollasse in quel modo. Come ha spiegato il primo comunicato dell'Anas, in realtà dei segnali c'erano già stati circa tre ore e mezza prima del crollo. Alle 14 circa, infatti, qualcuno si è accorto che dal cavalcavia della strada provinciale 49 di Annone si stavano staccando dei calcinacci. Immediatamente è stata avvisata l'Anas. Come scrive il Corriere della Sera, poi, la chiamata è stata trasferita a Lecco, alla Provincia, dalla quale vengono inviati due cantonieri sul posto. Sono loro a effettuare un sopralluogo sul cavalcavia insieme agli agenti della Stradale. Il ponte deve essere chiuso, dicono. I tecnici lo comunicano ai responsabili della Provincia, alla quale viene richiesto l’invio di un camion con la segnaletica per procedere alla chiusura. Nel frattempo viene avvisata nuovamente anche l'Anas, che invia il proprio capocentro, responsabile della tratta, sul posto. Proprio mentre quest'ultimo si stava recando sul posto è avvenuta la tragedia.

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(ANSA / Lecconotizie.com)

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Perché non è stato chiuso immediatamente il tratto di strada se il pericolo era stato valutato come esistente e grave? Dalle prime, ancora confuse, informazioni filtrate dalle autorità, pare proprio che ad aver rallentato tutto sia stata la solita, inefficiente ed elefantiaca burocrazia italiana. La situazione era sotto il controllo di Anas e Provincia, che però si rimbalzano le responsabilità: la viabilità sul cavalcavia è di competenza della Provincia di Lecco, il controllo della statale 36 è invece dell’Anas. La Stampa riporta che dall’Anas dicono che non si è mossa abbastanza velocemente la Provincia: «Li abbiamo ripetutamente sollecitati alla immediata chiusura della strada provinciale nel tratto comprendente il cavalcavia». Dalla Provincia spiegano invece di rivolgersi all’Anas: «La Provincia di Lecco risponde solo dell’asfalto. La struttura è dell’Anas». Quel che è certo, intanto, è che solo intorno alle 16.40 la pattuglia della Stradale ha avvisato la Centrale che era stato deciso di chiudere la provinciale. Gli agenti vengono inviati per un intervento urgente, mentre dalla sede della Provincia viene richiesta all’Anas l’emissione di un’ordinanza che formalizzi quanto, nei fatti, s'era deciso. Sono le 17.23. Dalla segnalazione della caduta dei calcinacci sono trascorse tre ore e venti minuti circa. Il cavalcavia crolla.
Chi doveva occuparsi della manutenzione del ponte? Chi poteva (e doveva) chiudere la strada? Perché si è atteso così tanto? Domanda a cui la procura di Lecco proverà a dare risposta attraverso un’inchiesta aperta nelle ore immediatamente successive alla tragedia. L'ipotesi di reato è omicidio colposo e disastro colposo. Una Commissione d’inchiesta sarà istituita anche dal ministero delle Infrastrutture. Il viceministro Riccardo Nencini, che si è recato sul posto, ha affermato che tutte le responsabilità «vanno accertate rapidamente e chi ha la responsabilità porti la pena delle responsabilità». Intanto il luogo del disastro è diventato meta di pellegrinaggio per molte persone, incredule e sbigottite. I giornalisti intervistano i numerosi testimoni, uomini e donne che nel traffico di rientro da una giornata di lavoro a Milano sono riusciti a inchiodare e fermarsi a 50 metri dal cavalcavia. Rispondono alle domande osservando l'orizzonte, che fino a poche ore prima era coperto dal ponte. E si chiedono come sia potuto accadere. Proprio come noi.