Una scoperta canadese

Perché d'inverno s'ingrassa di più

Perché d'inverno s'ingrassa di più
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C’è una stagione più nociva delle altre per l’aumento di peso: è l’inverno, almeno stando alla scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università di Alberta, in Canada. Le loro ricerche, pubblicate su Scientific Reports, rivista del prestigioso gruppo Nature, avrebbero ipotizzato che la luce del sole stimola il dimagrimento degli adipociti, cioè delle cellule di grasso sottocutaneo. Ovvero nei mesi più caldi, questi sarebbero meno vogliosi di accumulare anche piccole quantità di grasso il che significa in buona sostanza migliore forma fisica in primavera-estate, rispetto a autunno-inverno quando la luce del sole è scarsa o insufficiente. Se la scoperta fosse acclarata da ulteriori studi, si aprirebbero nuove opportunità di ricerca per trattamenti anti-obesità associati a particolari lunghezze d’onda della luce solare e a una migliore valutazione delle influenze sul ritmo circadiano.

Le ipotesi ingrassanti. Che ci si appesantisca più frequentemente in inverno è un dato di fatto per molti. Si dice che ci sia la complicità del freddo che stimola a mangiare di più e cibi più calorici che ‘riscaldano’ anche il peso, portandolo a livelli più elevati. Cui si aggiunge la concentrazione in poche settimane di feste mangerecce, dal Natale all’Epifania, seguite a breve dalle chiacchiere di carnevale. Vero, però oggi ci sarebbe anche una ragione più scientifica, scovata da un gruppo di ricercatori canadesi e che si associa alla ridotta esposizione invernale alla luce solare, la quale stimolerebbe le cellule adipose ad appesantirsi.

 

 

L’effetto sole. Molto, secondo i ricercatori canadesi, dipenderebbe dalla luce blu dello spettro solare, quella visibile a occhio nudo. Essa svolgerebbe un più che benefico effetto sulle cellule adipose del sottocute, scientificamente note come WAT, tanto da ridurre il volume delle goccioline di grasso contenute negli adipociti e il loro rilascio dalla cellula. In altre parole, si assisterebbe a un minor accumulo di grassi da parte degli adipociti che presumibilmente potrebbe associarsi a un effetto sull’uomo. Stimolato anch’esso a dimagrire, se e quando esposto alla luce del sole. I ricercatori avvallerebbero la tesi che l’aumento di peso, registrato negli abitanti dei paesi nordici, soprattutto negli otto mesi di ‘buio’, sarebbe dovuto prevalentemente all’assenza di luce naturale.

Per il futuro. Una scoperta interessante, che richiede tuttavia di essere accreditata da altre informazioni. Almeno due: ovvero stabilire sia l’intensità sia la durata dell’esposizione al sole necessarie ad attivare questo meccanismo dimagrante o di restringi-adipociti che dir si voglia, a favore di una riduzione del peso. Le premesse sono stimolanti perché se ulteriori studi confermassero il presunto benefico effetto anti-accumulo di peso della luce solare, si potrebbero valutare terapie associate a questo meccanismo per contrastare obesità e patologie correlate, quali il diabete e la sindrome metabolica in genere. Si ipotizza addirittura la futura messa a punto di una compressa solare dimagrante.

 

 

I prossimi studi in materia. Le idee e meccanismi alla base del fenomeno. Ogni ricerca invita a fare delle ipotesi, anche in questo caso, e i ricercatori ne hanno esposte almeno due: la prima è che il fmeccanismo solare possa in qualche modo essere responsabile della più o meno numerosa produttività di cellule adipose già dall’infanzia e che poi accompagnerà la persona in età adulta, riportando così alla ribalta il concetto di quale sia una corretta e salutare esposizione solare. In secondo luogo, si comincia a pensare che le cellule adipose possano essere coinvolte anche nei ritmi circadiani, i quali, oltre che dalla luce percepita visivamente che penetra nell’organismo attraverso gli occhi, potrebbero giovarsi anche del contributo eventualmente proveniente dalle cellule adipose sottocutanee. Insomma, si vuole studiare se queste cellule grasse possano, o anche no, influire sulla qualità del sonno e i ritmi sonno-veglia, così come se e in quale misura la stagionalità, i mesi caldi contro i mesi freddi, possa favorire lo smaltimento delle maniglie dell’amore e non solo.

 

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