«Estremisti che non rispettano nessuno»

Come l'Isis ha battuto Al Qaeda

Come l'Isis ha battuto Al Qaeda
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L'espansione e la brutalità dello Stato islamico sono "senza precedenti" e pongono il gruppo jihadista davanti ad Al Qaeda come leader del terrorismo globale. A dirlo è il dipartimento di Stato americano nel suo rapporto annuale sul terrorismo nel mondo. In particolare è stato l’anno 2014, quello in cui l’Isis ha autoproclamato il califfato, a fare il giro di boa: Al Qaeda ha perso terreno, soprattutto in quei Paesi dove era più forte come Afghanistan e Pakistan, e l’Isis ha assunto maggiore potere, vincendo sul suo nemico.

Una rivalità storica. Perché tra Isis e Al Qaeda storicamente c’è sempre stata una grande rivalità che è sfociata, in seguito allo scoppio della guerra civile siriana, in vere e proprie battaglie. Un fenomeno nuovo anche per gli studiosi esperti di jihad, che hanno constatato come la lotta per la supremazia nel fronte jihadista sia una “rivoluzione” nel jihad globale, senza precedenti negli ultimi trent’anni.

 

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L’opinione di due guide spirituali qaediste. Sulla questione il giornale inglese The Guardian ha intervistato due delle principali guide spirituali di Al Qaeda, il predicatore giordano Abu Qatada, ritenuto uno degli uomini più pericolosi dagli 007 britannici, e lo studioso Abu Muhammad al-Maqdisi, considerato un amico di Zawahiri, il medico egiziano che è alla guida del gruppo terroristico dopo la morte di Bin Laden. Entrambi convengono che Zawahiri è ormai un leader isolato rispetto ai suoi comandanti, tiene a galla l'organizzazione creata dallo Sceicco del terrore solo attraverso gli appelli alla fedeltà, e non è più in grado di attrarre reclute e finanziamenti dopo aver perso territori e prestigio a favore dell'Isis.

L’origine della rottura. Ma come è avvenuta questa frattura, che addirittura ha portato i capi dell’Isis a dire che Al Qaeda è ormai un gruppo “annegato”? Quando nacque, l’Isis era una delle tante sigle del terrore rientranti nella galassia di Al Qaeda. Tuttavia, lo scontro con altre fazioni islamiste ha portato al-Zawahiri alla "scomunica", ma non ha fermato l’avanzata dei miliziani del sedicente Stato islamico, che hanno sfruttato il caos in Siria e la debolezza del governo sciita in Iraq per mettere sotto il loro controllo vaste porzioni di territorio. Dopo le battaglie in Iraq tra Jabhat Al Nusra, il ramo di Al Qaeda in Siria, e i guerriglieri dell’Isis, i fronti di scontro si sono spostati altrove. In Afghanistan, infatti, è stata segnalata la decapitazione di dieci talebani da parte dei combattenti affiliati al gruppo Stato islamico. Come risposta, al Qaeda in Libia ha promesso ritorsioni. L’ultima roccaforte qaedista è nello Yemen con l’Aqap, il ramo di Al Qaeda nella penisola araba.

 

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Le differenze sostanziali tra i due gruppi. Isis e Al Qaeda son due brand del terrore che al loro interno hanno profonde differenze. Tanto per cominciare si odiano. Pur essendo entrambi gruppi jihadisti sunniti, dagli identici obiettivi finali di annientamento dell’influenza occidentale nel mondo islamico, a differire sono le priorità strategiche. Al Qaeda non ha un territorio e non combatte per conquistare terreno, l’Isis sì. E se le truppe di Al Qaeda sono state indebolite dai ripetuti attacchi americani, quelle dell’Isis hanno acquistato forza, tanto da diventare un esercito regolare ben strutturato. Inoltre Al Qaeda, pur essendo violenta e sanguinaria, non ha mai avuto tra i suoi obiettivi quello di colpire gli sciiti, nel giustificato timore di innescare una deflagrazione all’interno del mondo musulmano, nociva ai suoi interessi stessi. Pertanto il target qaedista è sempre stato l’Occidente, con la cristianità e gli arabi fiancheggiatori dei regimi forti occidentali. Obbiettivi anche dell’Isis, che però fin da quando è nato ha sempre combattuto gli islamici eretici, e cioè gli sciiti in Iraq e gli sciiti alawiti in Siria. Ma l’altra grande differenza, quella che ha segnato la vittoria di un gruppo a scapito dell’altro è la mancanza di una leadership forte e autorevole all’interno di Al Qaeda. Mentre l’Isis in tutto e per tutto fa riferimento al sedicente Califfo Abu Bakr Al Baghdadi, in Al Qaeda dopo la morte di Bin Laden si è creato un vuoto che ha determinato una mancata capacità di reclutare combattenti già formati sui campi di battaglia.

 

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Un’ascesa preoccupante, che mette in crisi anche l’America. Il grande carisma del sedicente Califfo, unito alla sua abilità di reclutare combattenti, ha fatto sì che molti guerriglieri tra gli affiliati di Al Qaeda aderissero all’Isis, nonché molti ex militari del regime di Saddam Hussein. E a questo proposito i due intervistati dal Guardian parlano di “golpe” da parte dell’Isis nel confronti di Al Qaeda. Non solo: quella del sedicente califfato è un’ascesa preoccupante, poiché sono «estremisti che non rispettano nessuno», un vero e proprio “cancro” all’interno dell’universo jihadista. Un problema serio, che mette in difficoltà anche gli Stati Uniti, la cui intelligence è stata poco preparata nel capire i cambiamenti in atto in seno all’universo fondamentalista. Ne è una prova l’ossessione americana, che continua ancora oggi, nei confronti di Al Qaeda.

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