Alla Scuola di formazione politica del Pd

Perché Farinetti non ha tutti i torti a dire che TripAdvisor è una c****a

Perché Farinetti non ha tutti i torti a dire che TripAdvisor è una c****a
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Oscar Farinetti non è mai stato abituato a mordersi la lingua. La sua oratoria alla “cacio e pepe” è stata anche quella che gli ha permesso di farsi strada nel mondo imprenditoriale e mediatico. Eataly è diventato Eataly anche grazie alla buona pubblicità che Farinetti ha saputo fargli tra tv e giornali, tra radio e talkshow. Una parlata alla buona per promuovere un tempio radical chic. Ottimista per natura (non a caso “l’ottimismo è il profumo della vita” era lo slogan del suo Unieuro, prima che passasse ai francesi), renziano per convinzione, di certo Farinetti non può essere definito un gufo. Eppure, ospite alla Scuola di formazione politica del Pd, è stato proprio lui a sganciare un paio di bombette niente male sulla situazione economico-politica italiana. Uno: «Siamo nella merda». Due: «Mancano i posti di lavori. E vi dirò di più: secondo me stiamo entrando in un periodo di tre o quattro anni che saranno ancora più complicati del periodo 2009-2014. È scritto che è così».

 

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Internet è come il fuoco, bisogna domarlo. Mica male. E il patron di Eataly, in quella lezione, ha fatto anche di più. Davanti a un pubblico giovane, dopo aver toccato diversi argomenti forse non propriamente nelle corde di chi lo ascoltava (ma neppure nelle sue), ha anche indicato il colpevole di questa deriva: Internet. Quello stesso mondo virtuale che Grillo ha nominato somma e massima piazza democratica, quella stessa “macchina” di cui i ragazzi (e non solo) non possono più fare a meno, per Farinetti è l’origine di ogni male moderno. Lui, che è un grande imprenditore, sa benissimo che il web è la più grande invenzione della storia dell’umanità dopo il fuoco. Sa che Internet, come il fuoco, «è un’invenzione che cambia il destino, la postura, l’essenza degli umani. Il colpo di fortuna è nascere nell’epoca di una invenzione straordinaria. La sfiga è che per domarla ci vuole un po’ di tempo. Il fuoco ci misero migliaia di anni a domarlo. E noi siamo nella stessa situazione di allora. Abbiamo inventato una macchina straordinaria che si chiama Internet. E siamo sicuri che è una invenzione meravigliosa, che ci rimetterà di nuovo a posto, che creerà posti di lavoro, che ci farà vivere di nuovo in un’era fantastica, che risolverà un sacco di problemi del pianeta. Tuttavia siamo come nel momento in cui fu scoperto il fuoco: ci stiamo bruciando i piedi, stiamo dando fuoco alle foreste. Non riusciamo a domarlo». Il problema, secondo Farinetti, è il modo in cui usiamo Internet: «Nell’attività economica per distruggere posti di lavoro, nel privato per insultarci».

 

 

L'esempio di TripAdvisor. Essendo il suo mestiere quello di vendere un prodotto legato al mondo enogastronomico, il binomio Internet-cucina non poteva che portare lì: a TripAdvisor. A parere di Farinetti, infatti, il più grande portale di recensioni “democratiche” al mondo è anche l’emblema di come Internet sia uno strumento lasciato in mano a gente che ancora non è in grado di sfruttarlo appieno, cioè tutti noi. Davanti al giovane pubblico, Farinetti dice: «Grazie a Internet diventiamo tutti giudici, tipo questa cagata di TripAdvisor. Io sono contro TripAdvisor, perché secondo me bisogna usare dei professionisti. Sono i politici a dovere fare politica, gli imprenditori a dovere fare impresa. E devono essere quelli che capiscono di cibo a giudicare il cibo». Punto. Un giudizio tranciante, affermato in pieno Farinetti style, senza peli sulla lingua. È vero, nessuno tra i presenti ha osato alzare la mano e sottolineare che la forza di Internet sta proprio lì, ovvero nel permettere a chiunque di parlare, di dire la propria, di sperimentare e anche di giudicare. Ma è anche vero che il tema TripAdvisor sta molto caro a chi lavora nel mondo della cucina.

TripAdvisor è, sostanzialmente, la virtualizzazione del caro e vecchio passaparola. È il passaparola elevato alla massima potenza, cosa che lo rende terreno particolarmente fertile per menzogne e invidie assortite. E infatti, sebbene con il giudizio di Farinetti si possa anche non essere d’accordo, non si può negare che un problema c’è. Tra recensioni false, giudizi in vendita e azioni legali, TripAdvisor è da tempo che si trova sul tavolo degli imputati. E Farinetti, definendo il sito «una cagata», è stato finanche delicato. Ciccio Sultano, bistellato chef del Duomo di Ragusa Ibla, a precisa domanda non ha esitato a definire il portale «un posto dove chiunque lascia commenti allucinanti. Basta leggerne alcuni per capire». Molto più duro Giuseppe Iannotti, una stella Michelin e chef al Kresios di Telese Terme: «È una porcata esagerata. Io lo brucerei: utenti fasulli, gente repressa che scrive offese gratuite… siamo tutti infastiditi». Più elegante, ma altrettanto duro, è il commento di Aurora Mazzucchelli, chef stellata del Marconi a Sasso Marconi: «So che noi ristoratori dobbiamo essere attenti e aperti a tutto, ma, ecco… Diciamo che TripAdvisor è un po’ troppo aperto. Chiunque può dire la sua. Siamo un paese democratico, ne hanno il diritto, così come io ho il diritto di non leggerlo». Ma non solo chef stellati: ci sono anche tanti umili professionisti dei fornelli che a sentir soltanto nominare TripAdvisor diventano rossi di rabbia. Come Andrea Campanella, ex titolare della storica locanda Don Ambrosio a Silvi (Teramo), costretto a chiudere perché la reputazione del suo locale è stata rovinata dai giudizi negativi dei concorrenti su TripAdvisor: «Ero stato responsabile di cucina della stessa struttura per ben 9 anni e nessuno mi aveva detto male, poi da quando l’ho presa in gestione, sono iniziati i giudizi negativi online. Dopo un anno ho deciso di lasciare, il mio nome era bruciato e non era il caso andare avanti, così ho chiuso. Adesso faccio lo chef in un’altra zona, lontano da commenti e invidie».

 

tripadvisor

 

Tutta colpa nostra. Il problema non è TripAdvisor in sé, come il problema di Internet non è la sua esistenza in sé. Entrambi, se ben usati e veicolati, possono essere armi potentissime in grado di dare una mano a tutti noi. Il problema siamo noi. Il nostro egoismo, l’incapacità di guardare oltre al nostro naso (o al nostro piatto). Pensateci la prossima volta che sarete davanti a una tastiera, pronti a fare pelo e contropelo al ristorante in cui avete appena cenato.

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