Erano nate per aiutare i poveri

Perché il Papa ha tagliato il business delle (sue) benedizioni

Perché il Papa ha tagliato il business delle (sue) benedizioni
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Da alcune settimane il Vaticano deve fare i conti con una nuova preoccupazione. Centinaia di persone, fra negozianti, imprese artigiane, calligrafi e pittori, “protestano” contro la Santa Sede perché dal primo gennaio 2015 rischiano di veder diminuire drasticamente il loro lavoro. Col nuovo anno, infatti, il Vaticano non confermerà più la decennale Convenzione stipulata con queste figure professionali che si sono occupate, sino ad oggi, della produzione di pergamene e stampe, ovvero le tradizionali benedizioni apostoliche a nome del Papa che vengono richieste dai fedeli in occasioni particolari come giubilei, matrimoni e anniversari. La scelta del Vaticano, per il momento, pare inderogabile ed è stata necessaria sia per ridurre i costi (anche quelli a cui i fedeli devono far fronte per acquistare le Benedizioni), sia per aumentare gli introiti nelle casse dell’Elemosineria Apostolica, istituto che si occupa delle opere di beneficenza. I calligrafi, pur avendo inoltrato al papa diverse suppliche in questi mesi, non avrebbero, almeno per il momento, ricevuto ancora alcuna risposta al riguardo.

L’Elemosineria Apostolica. Per spiegare chi sono e cosa fanno questi artigiani, occorre fare un passo indietro e chiarire di cosa si occupa l’istituzione dell’Elemosineria Apostolica. Questo ente, fondato e voluto da Papa Gregorio X nel XIII secolo, ha il compito di elargire donazioni in favore dei più poveri. Nei secoli successivi, Papa Leone XIII, allo scopo di favorire la raccolta di fondi per le opere di carità, ha poi concesso all’Elemosiniere la facoltà di elargire la benedizione apostolica per mezzo di diplomi su carta pergamena dietro pagamento di una piccola offerta. Dal Giubileo del 1950, quando le richieste di pergamene iniziarono ad aumentare, il Vaticano cominciò a collaborare con piccoli artigiani e librerie esterne, in modo che il numero sempre più crescente di pellegrini che giungevano a Roma potesse ottenere la benedizione del Santo Padre su pergamena. Da quel momento in poi la realizzazione di queste opere è stata quindi esternalizzata. E così, i negozi che ricevevano le richieste dalla Santa Sede, commissionavano le pergamene a calligrafi, pittori e artigiani, che le realizzavano su specifici modelli approvati dal Vaticano.

Il giro d’affari attorno alle pergamene. I negozi, una volta ricevuta la pergamena dai calligrafi, la portano all’Elemosineria dove, pagando 3 euro a pergamena, viene apposta la firma dell’Elemosiniere e il timbro a secco dell’ufficio. I prezzi di vendita negli studi artigiani possono arrivare fino a un massimo di 50 euro, a seconda del lavoro richiesto. Il giro d’affari di queste benedizioni è significativo: può andare da un minimo di 200 mila a un milione di euro al mese, secondo le stime de Il Messaggero. Per La Repubblica, invece, si parte da 3,4 milioni di euro l’anno, moltiplicando il numero delle pergamene registrato nel 2013, 340 mila, per il prezzo minimo di 10 euro. Oltre che nel non favorire una sorta di mercato delle benedizioni, il problema è anche che in Vaticano entrano solo dai 45 a 60 mila euro al mese, mentre il resto va nelle tasche dei negozi che le distribuiscono. E quindi, dal 2015, chiunque vorrà la benedizione, dovrà rivolgersi direttamente all’Elemosineria, come peraltro è sempre stato possibile fare, anche via fax o via web. Il prezzo della pergamena varierà dai 7 euro, per quella più semplice e più piccola, ai 25 euro per quelle di dimensioni maggiori.

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