Ora tocca al San Giovanni

Perché sul restauro di Leonardo in effetti ha ragione il Louvre

Perché sul restauro di Leonardo in effetti ha ragione il Louvre
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Ma come restaurano questi francesi? L’allarme era scattato quattro anni fa. Il Louvre aveva mandato in laboratorio un capolavoro di Leonardo (uno delle sei opere del genio che sono nelle sue raccolte) e, alla vista delle prime immagini, si era registrato un generale sconcerto. Restauro troppo invasivo per La Madonna con il Bambino e Sant’Anna, si era detto.

La polemica per La Madonna con il Bambino e Sant’Anna. «Troppi rischi, c'è il pericolo di perdere i tratti disegnati da Leonardo», avevano accusato i conservatori dell'arte rinascimentale Ségolène Bergeon Langle e Jean-Pierre Cuzin. I due studiosi avanzarono anche la richiesta di fermare i restauri. Ma ovviamente non furono ascoltati, così i due abbandonarono la commissione scientifica nominata per il restauro della Sant'Anna. Un quadro di grande importanza che Leonardo aveva portato con sé in Francia e sul quale Freud si lanciò nella sua discutibile interpretazione psicanalitica dell'omosessualità del genio di Vinci: la pulitura rischierebbe di far svanire dal viso della Madre e del Figlio il celebre, irripetibile sfumato leonardesco.

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

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Il restauro de <em>La Madonna con il Bambino e Sant’Anna</em>. Photocredit Italianways.com

In realtà si era trattato di una polemica un po’ pretestuosa. Una grande esperta come Cecilia Frosini dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, aveva difeso senza esitazione quel restauro. «Langle e Cuzin sono in pensione ed evidentemente non aggiornati sulle tecniche di restauro», aveva spiegato la ricercatrice fiorentina a La Repubblica. «Il lavoro che il Louvre ha assegnato a una restauratrice italiana Cinzia Pasquali  è pienamente condiviso in tutte le sue parti. Non ha mai toccato il colore originale. Sulla superficie pittorica si erano accumulate molte vernici trasparenti che venivano in passato date per rinfrescare l'opera e queste col tempo si sono modificate e ingiallite».

Le nuove tecniche infatti aiutano molto i restauratori. Come ha spiegato la stessa Cinzia Pasquali, con un’intervista al sito Italianways: «Le tecniche di pulitura fatte con micro-emulsioni o gel. Le emulsioni e i gel hanno il vantaggio di tenere il solvente (l’agente pulitore) in sospensione sopra la superficie. Limitano così la penetrazione nella materia originale, abbattendo di conseguenza il pericolo di alterare la pellicola pittorica. Questa credo sia l’invenzione più grande e viene dagli Usa».

 

 

Ora tocca al San Giovannino. In sostanza una polemica per nulla. Ma è bastata la notizia che il Louvre si apprestava a mandare nel laboratorio di restauro un’altra opera di Leonardo, per far scattare di nuovo l’allarme. Infatti tocca al San Giovannino, opera che era stata presentata alla mostra leonardesca di Milano dello scorso anno, affrontare un maquillage. «L’intervento servirà a restituire leggibilità alla composizione», ha spiegato il conservatore del Dipartimento dipinti Vincent Delieuvin. «I dettagli ora sono in ombra mentre 10 o 20 anni fa erano visibili».

Ma rimuovendo la vernice si corre il rischio di danneggiare anche colori e velature? È la paura di Carlo Pedretti, tra i più noti conoscitori di Leonardo . «Non si deve pulire per restaurare l’immagine come si vedeva al tempo di Leonardo. Non ci vuole nulla a distruggere il San Giovanni».  Anche Philippe Daverio ha mostrato il suo scetticismo sul modo di restaurare dei francesi: vogliono mettere sempre tutto a nuovo, ha detto.

Quando la Gioconda? E cosa succede se adesso in laboratorio dovesse finirci la Gioconda? Cinzia Pasquali, la restauratrice italiana della Sant’Anna tranquillizza tutti: «Per noi un quadro in cattive condizioni è un quadro che ha uno stato di conservazione critico. Purtroppo La Gioconda è in buono stato. È solo molto sporca». Poi la Pasquali ha provato ad immaginare il “film“ del restauro della Gioconda: «Opera e restauratore verranno rinchiusi dentro una cupola di vetro per un restauro visibile al pubblico. Il Louvre non può privare i visitatori di un tale capolavoro per troppo tempo. Sarà un’avventura straordinaria e occasione di visibilità mediatica pazzesca. Penso che molti sponsor vorrebbero partecipare all’operazione e si batterebbero per avere questa possibilità». Insomma, Leonardo è sempre un business, anche quando va in infermeria.

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