Una pessima annata
Se già le previsioni non erano buone, il risultato finale è ancora peggio: la produzione di vino in Italia, nel 2014, è notevolmente calata, e il nostro Paese, fino al 2013 principale produttore di vino al mondo, si è visto superare in questa classifica da Francia e Spagna. Tante le variabili che hanno portato a questo decremento produttivo, da particolari batteri che quest’anno hanno prosperato in mezzo alle vigne nostrane fino a condizioni climatiche impreviste e dannose.
I numeri del 2014. Che quest’annata sarebbe stata al di sotto delle precedenti era chiaro già da tempo: le previsioni rese note da Assoenologi a fine agosto parlavano di una produzione complessiva che si sarebbe dovuta attestare intorno ai 42 milioni di ettolitri di vino, rispetto ad una media quinquennale di 45 milioni e ad una decennale di 46,7 milioni di ettolitri. La situazione dispiegatasi a vendemmia compiuta si è invece rivelata ancora più negativa. Complessivamente, la quantità si è fermata intorno ai 40 milioni di ettolitri di vino, vale a dire il 4 percento in meno rispetto alle prime previsioni e il meno 17 percento rispetto ai 48,2 milioni di ettolitri del 2013. La Francia, in base agli ultimi dati diramati dal servizio di statistica del Ministero dell’agricoltura francese, dovrebbe produrre 47 milioni di ettolitri (l’11 percento in più rispetto al 2013). La Spagna, dopo l’exploit dello scorso anno, si attesterebbe sui 45 milioni di ettolitri (meno 13,5 percento).
Da un punto di vista locale, il Veneto si conferma la Regione dalla più alta produzione vinicola, con 7,8 milioni di ettolitri; ribasso di ben 15 punti per quanto riguarda il Piemonte, ma il vero tracollo è stato della Sicilia, che ha prodotto il 40 percento in meno di vino rispetto al 2013. Poche note positive, tutte provenienti dal centro Italia: Toscana, Lazio e Umbria hanno fatto registrare incrementi varianti fra il 5 e il 10 percento. Purtroppo, oltre che la quantità, anche la qualità ha risentito di questa annata storta: il vino italiano naturalmente si conferma comunque un ottimo prodotto, ma per questo 2014 senza particolari picchi di eccellenza, anzi con alcune zone che hanno decisamente deluso, con una media nazionale che non va oltre l’accettabile.
Il maltempo, la causa principale. L’inverno è stato mite e piovoso in tutt’Italia, tanto che le temperature non sono quasi mai scese sotto lo 0°C. La primavera è stata caratterizzata da alte temperature iniziali, che hanno determinato un germogliamento anticipato anche con punte di 20 giorni rispetto alla norma. L’invaiatura (il cambio di colore del grappolo) e la maturazione dell’uva sono state invece ritardate a causa delle insistenti piogge e della bassa insolazione occorse nel mese di luglio in tutta la penisola. Il mese di agosto ha dato invece parziale soddisfazione al Centro-Sud, penalizzando il Nord. A tale proposito, nel mese di luglio, secondo il Cnr, si è avuto un incremento del 73 percento delle precipitazioni medie verificatesi nel periodo 1971/2000. Fatto questo che ha posizionato il 2014 al 27° posto come anno più piovoso dal 1800. Basti pensare che sui 31 giorni del mese ce ne sono stati, mediamente, 22 di pioggia al Nord, 13 al Centro e 9 al Sud.
Altro aspetto significativo di questa pazza annata riguarda i venti, quasi mai di tramontana, sempre di scirocco, ossia umidi e portatori di pioggia, nonché l’alto numero di perturbazioni. Dall’inizio dell’estate meteorologica, ossia dal 1 giugno e fino ad oggi, ne sono transitate in Italia ben 25, quando l’anno scorso se ne registrarono solo 9 e l’estate 2013 venne definita piuttosto piovosa. In buona parte dell’Italia peninsulare e in Sardegna, nel mese di luglio, è piovuto dal doppio al quadruplo in più rispetto alla norma e, in alcune zone del versante tirrenico, addirittura più del quadruplo.