Pestaggio fuori dal Number One, condannato a 5 anni e 4 mesi l'imputato di Calusco d'Adda
Il 24enne condannato per lesioni gravissime, dovrà pagare una provvisionale di 250 mila euro e affrontare una causa civile
Condannato a 5 anni e 4 mesi per lesioni gravissime G. G., 24enne di Calusco d'Adda a processo per tentato omicidio dopo il pestaggio avvenuto fuori dalla discoteca Number One, a Corte Franca, il 7 novembre 2021.
La provvisionale e la causa civile
Come riportato da L'Eco di Bergamo, l'episodio ebbe luogo all'alba, quando dopo un incidente stradale il caluschese picchiò brutalmente il 32enne Carlo Ferrandi, di Brembate, che riportò lesioni talmente gravi da presentare tutt'oggi menomazioni permanenti. Il gup Angela Corvi ha disposto per il giovane, adesso agli arresti domiciliari, una provvisionale di 250 mila euro ed ha rimesso a una causa civile la quantificazione del danno patito dalla vittima dell'aggressione.
Le menomazioni dopo il pestaggio
Nel corso del pestaggio, il giovane brembatese fu colpito diverse volte con dei pugni al volto, perdendo i sensi e riportando un'emorragia cerebrale, a causa della quale aveva anche dovuto subire un delicato intervento chirurgico. Secondo il perito del gup, Ferrandi fu salvato da morte certa solo dalla tempestività dei sanitari accorsi sul posto e da quella dei medici, che in ospedale lo operarono d'urgenza.
Il ragazzo aveva dichiarato che, in seguito alle botte prese dall'imputato, non era più riuscito a vivere una vita normale. La fidanzata Marica Betta, par aiutarlo, aveva anche lanciato una raccolta fondi per finanziare il suo percorso riabilitativo.
Le motivazioni della condanna e le contestazioni
Il pm Carlo Pappalardo, in Aula, aveva chiesto una condanna per tentato omicidio, ma secondo il giudice non si configurerebbe un reato di questo tipo, nonostante i pugni ed i calci particolarmente violenti inflitti da G. G., e per i quali il magistrato aveva chiesto 10 anni. La condanna, invece, è arrivata per lesioni gravissime, poiché nella sentenza si è ritenuto che l'imputato avesse colpito con l'intento di fare molto male, ma non uccidere. Una versione che è stata contestata dall'Accusa nel processo con rito abbreviato.
Secondo loro e gli avvocati di parte civile, il colpevole si era avventato furiosamente sul giovane, dopo che era stato scaraventato contro il cofano della sua macchina ed era caduto a terra. Lo avrebbe aggredito alle spalle, impedendogli di difendersi, ripetutamente e con violenza inaudita.