Che cosa prevede esattamente il nuovo piano Renzi per le imprese
Si chiama “Investment Compact”, ed è il nuovo piano economico e finanziario con cui il Governo italiano intende dare una vigorosa spinta al nostro mondo dell’impresa, da troppo tempo paralizzato nelle sabbie mobili della crisi di questi anni. Un intervento radicale, che spazierà dal credito bancario alle norme fiscali, fino alle agevolazioni per le nuove attività; l’approvazione definitiva dovrebbe arrivare intorno alla fine di gennaio: Renzi e i suoi vanno di fretta, e tempo da perdere il mondo imprenditoriale italiano sembrano proprio non averne.
Respiro alle banche, e quindi alle imprese. In primo luogo, il Governo intende offrire misure vantaggiose a quelle banche in profonda difficoltà rispetto ai tanti debitori insolventi che in questi anni si sono accumulati, come le imprese, con i finanziamenti richiesti per le loro attività, e i privati, con i mutui. Il piano prevede un intervento per alleggerire il peso del credito di almeno 50 miliardi sui 180 complessivi al momento pendenti, attraverso, sostanzialmente, un acquisto dei crediti stessi da parte della Banca centrale europea con a garanzia lo stesso Stato italiano, il quale si impegnerebbe a coprire eventuali ulteriori perdite.
È una mossa rivoluzionaria, in netta controtendenza rispetto alla ritrosia usuale della nostra amministrazione per quanto riguarda l’utilizzo di denaro pubblico in aiuto alle imprese; sia infatti chiaro, il quadro delineato non inganni, che il principale fruitore di questa manovra sarà il mondo imprenditoriale, non quello bancario, poiché chi realmente soffre della presenza di crediti inesigibili sono le aziende, che troveranno braccia sempre meno aperte da parte delle banche in sede di richiesta di finanziamenti, fondamentali per qualsiasi tipo di attività.
Nuovo fisco per i grandi investitori. Al fine di attirare sempre più investimenti sul nostro territorio da parte di capitali esteri, il Governo intende offrire la possibilità alle grandi aziende, disposte ad investire almeno 500 milioni di euro su base quinquennale con una suddivisione quantificabile in almeno 100 milioni l’anno, di contrattare insieme all’amministrazione il trattamento fiscale a loro riservato; in questo modo, la tassazione per quelle specifiche imprese rimarrà inalterata anche qualora le regole fiscali del Paese cambino. È una scelta poco unitaria e poco europeista, ma comunque prevista dalle leggi internazionali, e che finora a portato enormi benefici a tutti quegli Stati che hanno inteso organizzarsi in tal senso.
Le PMI innovative. Un’ulteriore novità riguarda l’introduzione di una nuova figura strutturale, la Piccola-media impresa innovativa (PMI), che si affiancherà alla start up come modello societario base; si tratterà di soggetti giuridici autonomi, dotati di un proprio registro pubblico, e che potranno usufruire del beneficio del crowdfunding, oltre a dover rispettare determinati obblighi quali l’investimento di almeno il 5 percento delle spese in ricerca e sviluppo, nonché l’obbligo di assumere dottorandi, o studenti che il dottorato già lo hanno ottenuto, per almeno un terzo dei dipendenti. Queste le linee generali della PMI innovativa, la cui disciplina dovrà essere ulteriormente dettagliata dal Governo, cosa che presumibilmente avverrà dal 20 gennaio in poi, con l’esame finale del decreto da parte del Consiglio dei Ministri.
Infine, si intende attuare una normativa apposita per riportare i cosiddetti “cervelli” in Italia, ovvero giovani laureati che hanno preferito portare le proprie competenze all’estero per mancanza di opportunità nel nostro Paese; anche su questo punto, per i dettagli, ci sarà da attendere ancora qualche giorno.