a disposizione 12 miliardi per la cura idrogeologica

Piove: frane e ponti a rischio crollo E subito si grida alla catastrofe

Piove: frane e ponti a rischio crollo E subito si grida alla catastrofe
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È risaputo che novembre sia un mese piovoso. Ma questo novembre 2019 certo ce lo si ricorderà a lungo. Se lo ricorderanno a Genova dove sono caduti 410 millimetri (+220% rispetto alla media), a Milano 258 (+197%) e a Venezia i danni veri li ha fatti l'acqua alta perché quella caduta dal cielo è stata con 101 millimetri il 74% in più della media. A Napoli, infine, sono caduti 454 millimetri d'acqua, cioè più del triplo rispetto alla consuetudine. A Roma in appena venti giorni sulla città è venuta giù il 94% della pioggia della media stagionale, quella che i meteorologi calcolano per ogni stagione su una base dati almeno decennale. L’immagine sintetica della situazione è quella testimoniata da Luca Parmitano, l’astronauta in orbita nella stazione spaziale che ha confessato di non vedere più da un mese il nostro paese, perché perennemente coperto da una coltre di nuvole. E che dire della neve? Ne sono caduti metri al di sopra del 1600 metri: ed è una fortuna che non sia stata pioggia, perché altrimenti avremmo avuto esondazioni di fiumi e di laghi. Sono numeri che bisogna tenere presenti prima di abbandonarsi a quello spirito un po’ catastrofista che caratterizza la narrazione del nostro Paese. Dopo quello che è caduto dal cielo in questo ultimo mese si dovrebbe dire che in fondo non è andata male. Pensate al caso dell’Arno: la quantità di acqua raccolta lasciava presagire un rischio simile a quello del 1966. A nord di Pisa i pontieri erano già allertati che in caso di piena si sarebbero rotti gli argini per allagare le campagne e salvando la città. Non ce n’è stato bisogno, anche perché il canale scolmatore che parte da Pontedera ha fatto il suo dovere, quando sono state aperte le quattro paratie, alleggerendo la portata del fiume.
Certo, venuto giù un altro viadotto, come titolano giornali e siti a gran voce. In realtà, per essere più corretti, è venuta giù una frana che ha travolto un pezzo del viadotto Madonna del Monte sulla Torino-Savona. Per fortuna non c’è stata nessuna vittima. Certamente la sostanza non cambia, perché oggi un’arteria importante come quella è interrotta e lo sarà per molto tempo; ma la causa è anche causa di forza maggiore...

 

Alessandria è il territorio che ha pagato il prezzo più alto per questa crudeltà del maltempo. Una persona è anche morta, ma va detto che all’origine della tragedia c’è il mancato rispetto di un divieto di passaggio su un ponte che era stato chiuso dalla Protezione civile perché si prevedeva la piena della Bormida. In tutta la regione Piemonte, causa pioggia sono 130 le strade bloccate. In un clima così tutti mettono le mani avanti per coprirsi con un «noi lo avevamo detto». Così Il presidente dell'Unione province italiane Michele de Pascale ha lanciato l’allarme su ben 5.931 ponti che richiedono interventi urgenti. In un Paese dall’orografia complessa come l’Italia, il lavoro di monitoraggio dovrebbe essere costante. E ci sono anche le risorse, visto che per la cura del contesto idrogeologico ci sono a bilancio ben 12 miliardi. Il problema è spenderli, perché la lentezza dei centri di spesa e la complessità delle procedure rendono tutto più macchinoso. Invece di gridare alla catastrofe sarebbe più semplice usare il buon senso...