Polemiche in Noi Denunceremo, il presidente Fusco: «Non uso il comitato per fini politici»
L'avvocato Consuelo Locati ha lasciato il suo ruolo di consulente legale accusando il numero uno di voler politicizzare l'attività. La risposta è secca: «Non è così, la verità è che noi vogliamo verità e giustizia, non solo in tribunale»
di Andrea Rossetti
Dopo il responsabile della comunicazione, Robert Lingard, anche l’avvocato Consuelo Locati, responsabile legale, ha lasciato il comitato Noi Denunceremo, che attualmente conta oltre duecento membri ed è nato a fine aprile 2020 sulla spinta del successo dell’omonimo gruppo Facebook, nel quale tantissimi familiari di vittime Covid (bergamasche per la maggior parte, ma non solo) ricordavano i cari scomparsi e denunciavano le tante, troppe mancanze riscontrate nel sistema sanitario.
Il comitato, nei mesi successivi alla sua nascita, è finito anche sulle prime pagine di prestigiosi media stranieri per le sue battaglie, portate avanti anche e soprattutto in tribunale, con numerosi esposti e documenti che si sono rivelati fondamentali nella fase d’avvio della delicata indagine che la Procura di Bergamo sta portando avanti per individuare eventuali responsabilità nel dramma che la nostra provincia, in particolare, ha vissuto la scorsa primavera.
L’avvocato Locati ha reso nota la propria decisione con un lunghissimo post su Facebook, nel quale da una parte ricordava il compleanno del padre scomparso l’anno scorso, dall’altro accusava, neppure troppo velatamente, il presidente del comitato, il commercialista di Brusaporto Luca Fusco, di voler utilizzare Noi Denunceremo a fini politici. Ed è questo che a Fusco proprio non va giù. «A me sta bene tutto, se l’avvocato Locati ritiene di dover affidare ai social i suoi pensieri, lo faccia. Ma mi fa male venire accusato di una cosa del genere. Non sono arrabbiato, solo molto deluso».
Da cosa, in particolare?
«Dalle cose non vere riportate in quel post».
Andiamo con ordine, allora. La prima accusa che Locati le muove è quella di non aver voluto sostenere la causa civile.
«E questo è vero. O meglio, ho chiesto che non fosse fatta alcuna richiesta di risarcimento danni a nome del comitato. Eventualmente, i singoli membri potevano farlo individualmente. Anche io l’ho fatta, seguendo i consigli degli avvocati».
Perché non a nome del comitato?
«Perché il nostro statuto è chiaro: l’attività del comitato non potrà in alcun modo essere posta in essere per finalità di lucro. E richiedere un risarcimento danni, a mio parere, va contro quel principio».
È su questo punto che si è consumata la frattura?
«Il primo attrito, diciamo. Ma credo anche quello più rilevante. Del resto capisco l’avvocato Locati e i suoi colleghi: fanno il loro lavoro. Ma il comitato non può legarsi solo all’ambito legale. Noi ricerchiamo la verità, oltre che giustizia. E la verità non per forza la è nelle aule dei tribunali».
La seconda accusa che le viene mossa, seppur più velata, è di essersi molto avvicinato al sindaco Giorgio Gori.
«Guardi, Gori è stata semplicemente la prima autorità che ci ha riconosciuti come interlocutori seri. È stato lui a dire, in televisione, che avrebbe voluto incontrarci. Io ho solo accettato l’invito. Anche perché, se permette, la nostra voce ha un po’ più di forza se appoggiata dal Comune. Non da Gori, dal Comune».