Nella zona di Montichiari e nel Mantovano

Polmonite anomala nel Bresciano L'acqua di casa torna a far paura

Polmonite anomala nel Bresciano L'acqua di casa torna a far paura
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L’acqua che esce dai rubinetti torna a far paura in Lombardia. Dopo i casi di legionella che si sono diffusi a Bresso, un comune popoloso ai confini nord di Milano, è ora il turno di un intero territorio a est di Brescia. La legionella ha fatto cinque vittime, quasi tute persone anziane: non se ne sono trovate ancora le vere cause, anche se gli impianti idrici domestici sono stati scagionati e il batterio killer ora viene cercato in torri di raffreddamento di impianti di condizionamento industriali. Dal 2 settembre è scattata però quest’altra emergenza dai contorni misteriosi nel Bresciano: ci sono stati 150 casi di polmonite “anomala” vista la stagione, e 121 ricoveri in ospedale in una sola settimana. L'elenco dei contagiati tra l’altro è in aumento. Il territorio è circoscritto e abbraccia nove comuni: Montichiari (26 casi), Calvisano (20), Carpenedolo (34) e Remedello (11) e Acquafredda (9) i comuni maggiormente colpiti. Sono invece 16 i casi riscontrati fuori dalla provincia bresciana, in territorio mantovano. Nell'area dove ci sono stati gli episodi di polmonite vivono circa 85 mila residenti.

 

 

I casi di polmonite riguardano tutti persone dai 60 anni in su. Negli ultimi due giorni si sono registrate anche due morti sospette. Quella di un ottantaquattrenne di Carpenedolo morto dopo un ricovero per polmonite acuta e quella di una sessantanovenne di Mezzane di Calvisano. In un primo momento i loro decessi non sono stati collegati all’epidemia, ma successivamente le autorità hanno bloccato i funerali per poter fare esami più approfonditi. «Un filo rosso unisce i cinque comuni bresciani: la presenza del fiume Chiese» hanno detto i sindaci del territorio ipotizzando che il picco di polmonite sia dovuto ad un batterio presente nell'acqua. In realtà uno dei comuni più colpito, quello di Calvisano, è estraneo alla rete idrica del Chiese, quindi l’ipotesi vacilla. In assenza di una ragione precisa, regna la psicosi, in particolare dopo che gli esami medici hanno invece dimostrato la presenza di legionella in due dei 138 pazienti che si sono presentati in Pronto soccorso. Ed è quindi scattato l’allarme perché potrebbe trattarsi di polmonite provocata dal batterio della legionella presente nell'acqua.

 

 

Per i sindaci la battaglia è quindi su un doppio fronte: per garantire impianti sicuri alla vigilia delle aperture delle scuole e per arginare le voci irrazionali che corrono sui social, che arrivano a raccomandare di non bere acqua dai rubinetti e di non fare più docce. Dai primi accertamenti sembrerebbe che molte delle persone contagiate usino però acqua prelevata da pozzi privati e non dall'acquedotto. Resta da accertare se questi pozzi attingano l'acqua da una stessa falda. Comunque per tener calmi gli animi è stato diffuso via social un decalogo di comportamento. Si assicura che l'acqua di casa può essere usata sia per cucinare che per lavarsi. Vengono suggerite misure semplici di prevenzione come quella rimuovere il calcare dai rubinetti e sostituire i filtri, di lasciare scorrere l'acqua calda prima di utilizzarla e alternarla con quella fredda, dal momento che al di sotto dei 25 gradi così come al di sopra dei 55 i batteri non sopravvivono.

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