Il cuore per l'Isolotto

Ponte piange Carlo Sangalli. Politico, sindacalista e "guardiano" delle orchidee

Da consigliere comunale per i Ds si spese a tutela di otto specie di orchidee spontanee. Appassionato di fotografia, le immortalò più volte chiedendo alla Regione che quell'habitat venisse tutelato e non edificato

Ponte piange Carlo Sangalli. Politico, sindacalista e "guardiano" delle orchidee
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di Laura Ceresoli

Era uno dei volti simbolo dell'Isolotto. Come coordinatore del Comitato civico “Altra Ponte” si era speso in varie battaglie ambientaliste. Per questo la notizia della scomparsa di Carlo Sangalli ha lasciato un grande vuoto all'interno del paese e non solo. La malattia che da tempo lo tormentava alla fine non gli ha lasciato scampo. Si è spento nella notte tra il 20 e il 21 luglio all'età di 75 anni, lasciando nel dolore la moglie Federica e le figlie Penelope e Daphne.

Nato a Bergamo nel 1945, si trasferì a Ponte San Pietro dopo il matrimonio. Consigliere comunale per i Ds, iniziò la sua difesa della tutela di 8 specie di orchidee spontanee, riconosciute dallo staff scientifico dell’Orto Botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo, quale habitat prioritario rarissimo nella nostra provincia portandone poi a conoscenza la Regione Lombardia e la Provincia di Bergamo. La sua attività fu continua e determinata, sino all'insorgere della malattia che lo costrinse a una lunga degenza a causa di un particolare e incurabile morbo. Nonostante questa sua indisponibilità, mantenne costanti rapporti con il Comitato dell’Isolotto. Appassionato di fotografia, immortalò più volte le orchidee spontanee della zona e fu promotore di una richiesta alla Regione Lombardia affinché quell'habitat tanto raro nel suo genere venisse tutelato da interventi di edificazione. La sua attività, oltre che politica negli anni '80, fu anche sindacale quale componente della segreteria del sindacato dei tessili della Cgil, la Filtea.

«Eri nato nel giugno del 1945 e, uno dei tuoi nomi lo certifica, a poche settimane dalla “Liberazione”, pertanto eri il simbolo della nuova Italia, libera, democratica, con un futuro che, allora, pareva difficile ma raggiungibile. - racconta il fratello Alberto Sangalli -. Sei stato la dimostrazione del nuovo corso che, superata l’autarchia, si apriva alla modernità e al benessere. Potrei aggiungere ai miei ricordi episodi come le dispute tra ragazzini nei giochi domestici, le prevaricazioni, lo ammetto, che io da fratello maggiore di ben sei anni, ho esercitato nei tuoi confronti. Potrei ricordare i litigi durante i giochi con i soldatini. Io avevo i cowboy, tu i pellerossa e, secondo i miti di allora, i primi vincevano sempre sui secondi. Tu questo non lo accettavi e io non conoscevo ancora ciò che la “Storia”, in seguito, mi avrebbe insegnato. Forse anche ricordare i “match” di boxe, con guantoni improvvisati, nei quali avevi sempre la peggio. Bella fatica si potrebbe dire, considerata la differenza d’età, ma per i ragazzini questo non contava, era un gioco come tanti altri. Potrei ancora ricordare quello schiaffo che ti affibbiai la sera che tornasti tardi a casa con la mamma preoccupata per il tuo ritardo non preavvisato. Oggi non lo rifarei e ti chiedo ancora scusa».

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