Poste aperte a giorni alterni, in Bergamasca solo 5 nuove persone agli sportelli
Solo nella filiale di Bergamo 2 (cioè nelle zone di valli, comuni montani e lacustri) la Slc-Cgil ha assistito a 39 pensionamenti: «Chi sostituirà questi colleghi?»

Chi usufruisce dei servizi delle Poste vive da mesi una situazione difficile, dovuta al sovraccarico di lavoro causato dalla riduzione del personale e dall’emergenza sanitaria: lunghe code all'ingresso e sportelli attivi a mezzo servizio sono diventati una triste quotidianità per diversi utenti. Per questa ragione, sindacati in primis, molti riponevano le proprie speranze nei piani della società relativi alle nuove assunzioni e al trasferimento del personale dal recapito agli sportelli. Speranze che però sono crollate davanti ai numeri diffusi a novembre: nella Bergamasca le persone destinate agli sportelli saranno 5, frutto di 2 nuove assunzioni part-time e di tre spostamenti di personale dal recapito agli uffici. «Siamo rimasti senza parole quando abbiamo avuto tra le mani i numeri riguardanti le disponibilità di nuovo organico per la nostra provincia – sottolinea amareggiata Marisa Adobati della Slc-Cgil -. Troppo gentile dire che si tratta di cifre ridicole».
Solo nella filiale di Bergamo 2 (cioè nelle zone di valli, comuni montani e lacustri) il sindacato ha assistito a 39 pensionamenti. «Chi sostituirà questi colleghi? – aggiunge Adobati -. Intanto, si va avanti con sportelli aperti ancora a giorni alterni, come era stato deciso per razionalizzare la distribuzione del personale nei momenti peggiori della pandemia. La scusa del Covid torna utile per evitare i veri problemi, ma il virus qui non c’entra. Intanto i lavoratori vengono distribuiti come trottole per tutta la provincia e si chiede loro una grande quantità di ore di straordinario ogni mese».
La carenza di personale e il dislocamento dei dipendenti in diversi sedi della provincia sono da tempo al centro dell’attenzione della Slc-Cgil, che a settembre ha inviato una lettera illustrando le proprie preoccupazioni ai responsabili della Macro Area Nord Ovest di Poste Italiane, alla sede di piazzale Cordusio a Milano e alle due filiali di Bergamo. Al momento, però, non è ancora stata ricevuta alcuna risposta dall’azienda. «Non ci si stupisce più il fatto che molti colleghi abbiano scelto di lasciare l’azienda prima di aver maturato i pieni requisiti pensionistici, approfittando di Quota 100 o di Opzione Donna, subendo una decurtazione della pensione – conclude la sindacalista -. Ad agosto è stato firmato un accordo dove si menzionavano assunzioni e cambi di ruolo: non ci si aspettava una considerazione così bassa della nostra provincia. Per questo abbiamo sollecitato nuovamente Poste Italiane a rivedere numeri e costi. La scusa del Covid non regge più».